Voce di donna. “Casa Manet” di Paola Maria Liotta
Recensione di Maurizio Carvigno
Di Édouard Manet, dei suoi meravigliosi dipinti, dalla suadente Olympia all’iconico Colazione sull’erba, del suo fondamentale apporto alla rivoluzione pittorica, sappiamo molto, forse anche moltissimo. Meno, sicuramente, conosciamo di Suzanne Leenhoff, la donna di una vita che il celebre pittore sposò nel 1863 e alla quale rimase legato fino alla morte.
A colmare questo vuoto su Suzanne Leenhoff, straordinaria pianista, donna di grande talento e ammaliante bellezza, che per amore arrivò «ad annullarsi, rinunciando alle passioni, all’ebrezza delle esibizioni al piano, al pubblico, alle docenze» un percorso, purtroppo, intrapreso da molte grandi donne, ci pensa Paola Maria Liotta con il suo Casa Manet. Sonata per Suzanne edito da Readaction.
Romanzo storico, ritratto intimo di una grande donna ma anche cameo di un periodo artistico davvero nodale, Casa Manet. Sonata per Suzanne è questo e molto altro, un insieme di unicità che ruotano tutte intorno a un irripetibile fulcro, la dimora parigina di Manet, al 39 di Rue de Saint-Petérsbourg, crocevia di arte, stili, emozioni, storie ma, soprattutto, di vite.
Con una scrittura delicata, nelle pieghe della quale si profila uno stile molto ricercato che più di una volta evoca la leggerezza impareggiabile di Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, Paola Maria Liotta, autrice anche del bellissimo Al mutar del vento, originalissima rilettura al femminile del mito di Arianna e Teseo, ci porta alla scoperta di Suzanne Leenhoff, una delle tante figure femminili che animano questo intenso ma al tempo stesso documentatissimo libro.
Accanto a Suzanne, infatti, al suo pianoforte, alla sua musica che aveva avvinto lei e il suo Édouard «li aveva fatti da subito riconoscere e amare», prendono vita altre donne come Madame Eugénie, la madre di Manet, «donna di buon gusto e di spirito arguto» Victorine Meurent, la celebre “Trine” la modella preferita di Manet, immortalata in quadri celebri quali l’Oympia o il rivoluzionario Colazione sull’erba, dipinto che scandalizzò pubblico e critica, senza il quale, la pittura a venire non sarebbe stata la stessa o, magari, la grande pittrice Berthe Morisot.
Ma Casa Manet. Sonata per Suzanne non è solo una bellissima biografia è anche un’esperienza sensoriale, capace di riprodurre l’odore acre dei colori impastati da Manet per raffigurare bellezza; il suono melodioso del pianoforte di Suzanne o, magari, ma anche il compenetrarsi di voci, espressioni di diverse esistenze che animarono quella dimora parigina e che in parte si spensero all’indomani della morte di Édouard Manet.
Da quel tragico giorno casa Manet non fu più la stessa, sprofondò nel silenzio, coinvolgendo «in uno stato di sospensione e di pena» persino il mobilio, le specchiere, i dipinti, le tele, malinconicamente bianche e il cavalletto di Manet, di colui che come ebbe a scrivere Emile Zola: «un uomo che affronta direttamente la natura, che ha rimesso in discussione l’arte intera.»
Ma quella casa, quei tantissimi personaggi che vivificarono quella straordinaria dimora in un caleidoscopio di irripetibile novità, quelle esperienze pittoriche che in quell’angolo di paradiso videro la luce, quegli anni intensi scanditi dall’arte, da un amore intenso e da una singolare, impareggiabile quotidianità, tornano a rivivere grazie al bel libro di Paola Maria Liotta, formidabile Virgilio che conduce l’avido lettore nei meandri di una bellissima realtà.