Vocabolario minimo di decenza moderna

Vocabolario minimo di decenza moderna

“Vocabolario minimo di decenza moderna” di Martino Ciano. In copertina una foto scattata e rielaborata da Martino Ciano

Libertà: scelta personale che non ha alcun significato agli occhi del potere che ci sovrasta e che alimentiamo. Viviamo compiendo un atto perpetuo di prevaricazione. Non scegliamo e non lasciamo scegliere, semplicemente soffochiamo l’altro. Ecco perché ogni atto politico, anche in democrazia, è pur sempre violento.

Democrazia: tollerata dittatura della maggioranza alla quale non si può non appartenere. Io non credo più agli eremiti, quei pochi rimasti o che si dichiarano tali hanno poi bisogno di TikTok o di una diretta Facebook per incensare il loro esasperato individualismo.

Se il molteplice è il male, mentre l’Uno è la sola verità, allora la realtà del molteplice è creazione di un’entità priva di onnipotenza, di etica ed estetica. Questo ho letto in un libro che raccontava di un punto di vista umano, quello di un filosofo dell’assurdo in odore di pessimismo.

Pessimismo: volontà di piacere al prossimo nella soave dissoluzione quotidiana; totalitaria autodistruzione in cui speranza è sinonimo di attesa o di immobilità. Fisso negli occhi persone sorrette da “psicofarmaci da banco”, vedo in loro un ottimismo stanco. La nuda vita ormai viene ripetuta in gesti molleggiati; c’è rabbia nella loro voce e vorrebbero compiere una strage. Si sentono perseguitati anche mentre fanno la spesa, mentre scelgono mele o banane, pesche o ciliegie. Pensano che dietro uno sconto ci sia una fregatura, che un sorriso nasconda una volontà omicida.

Un vocabolario minimo mi accingo a stilare; poche parole servono per comunicare, anzi a volte basta un momento di silenzio, un prolungato sospiro di insoddisfazione. Tutto diventa una melodia di passi strascicati lungo strade dopotutto pulite e ben acconciate. Per molti è una benedizione il decoro urbano.

Cosa ci ha ridotto a questo? Ma in fondo c’è stata un’epoca diversa in cui tutti erano spensierati o meno incupiti da pensieri strambi? Anche al tempo dei romani si lottava per un attimo di celebrità e lo schiavo sognava di essere imperatore?

O forse è proprio questo il problema, ossia che tutte le epoche sono uguali perché l’uomo è sempre lo stesso ed è immutabile?

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