I gialli di Villaverde. Giuseppe Macauda e “il sangue del Sud”
Recensione di Sebastiano Impalà
I dieci racconti che compongo questa raccolta del poeta e giallista modicano possiedono una valenza narrativa ed emotiva estremamente particolare. Il lettore che si avvicina alla lettura ne capta immediatamente la trama, non per una mera e semplicistica conclusione, bensì per la scorrevolezza e la limpidezza della scrittura.
Macauda è un giallista sui generis e nei suoi scritti diffonde emozioni e sentimenti dove altri non arrivano, protesi a riempire pagine con efferati delitti, imbrattandone i fogli con sanguinarie descrizioni delittuose ed omicidi a volte imbarazzanti. Il maresciallo Aldo Briggi, protagonista assoluto di questa raccolta, è soprattutto un uomo, prima di essere un rappresentante della legge, un pacifico uomo che ama la storia ed adora il trekking.
Non è di indole focosa e fumantina come il più famoso Salvo Montalbano di Camilleri, ma possiede quella tranquillità interiore e quell’indolenza tipica degli uomini del Sud, frustati quotidianamente da un sole accecante ed assorbiti in quella natura avvolgente e ammaliante tipica delle campagne siciliane.
Sia Briggi che Montalbano sono però due uomini estremamente schivi e timidamente solitari, l’uno cammina di mattina e l’altro nuota ed ambedue approfittano dei silenzi per giungere alla conclusione delle loro indagini in quanto dotati di un’intelligenza dinamica.
Spiluccando i racconti, infine, troverete delle descrizioni assai doviziosi dei luoghi ove gli stessi sono ambientati, carichi di bellezze architettoniche e paesaggistiche che il nostro autore modicano ama in modo viscerale e che riesce a renderle palpabili anche al lettore più distratto.
Per questo motivo ne consiglio caldamente la lettura, per la sensibilità dei personaggi, per la loro grande umanità ma, soprattutto per quel torrente di “vibrante poesia” che scorre nelle loro vene.