Viaggio tra le parole: desiderio
Articolo e foto di Elisa Chiriano
Desiderio è una parola che brucia e brilla: è scheggia di brace e luce di astro. Nutre sogni e spalanca nostalgie. Avanza e infiamma, facendosi memoria o attesa e, intanto, sfugge a noi stessi, che bramiamo l’inesistente. La parola si fa desiderio e il desiderio entra nel corpo-parola, sazia storie e intesse pagine, brulica di vita e passione, avvolge e attanaglia. Non si esaurisce nel godimento di un edonismo endogeno, vuoto e vacuo: è attesa e tensione, pulsione, inesauribile e ineludibile. Desiderio è una parola coraggiosa e anche fragile. Richiede forza, tenacia, ma anche cura continua e manutenzione quotidiana. Va oltre i limiti del tempo e dello spazio, perché la vita non è abbastanza grande e lunga per tenere insieme tutto ciò che riusciamo a immaginare.
Desiderio è assenza di chi è presente altrove; è mancanza di ciò che sentiamo nostro – e che non abbiamo -. È anelito e inquietudine, perché siamo “mancanti” con una gran sete di infinito. Siamo inquieti perché desideriamo e, nello stesso tempo, desideriamo perché siamo inquieti. Dare un senso alla vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio — una barca che anela al mare eppure lo teme. (Edgar Lee Masters).
Desiderio è una parola che affascina e conquista, come Sherazade, che trasforma la narrazione in uno strumento continuo di salvezza, trionfa sul tempo e nel tempo, perché “Mille e una notte” vuol dire aggiungere “uno” all’infinito! Le notti sono innumerevoli, come i baci, eppure c’è sempre spazio per ulteriori notti e altrettanti baci. Il desiderio è destinato a generare altri desideri, è famelico: non ha e non dà pace, né ristoro. È passione ardente che mai si placa («Dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, poi ancora cento, poi ancora altri mille, e poi cento», Catullo, Carme 7, vv. 7-9); è accadimento o tormento, è l’eterna storia dell’amore insoddisfatto e per questo continuamente ricercato, della brama ossessiva per ciò che ci è negato, della spasmodica ansia di possedere ciò che non può essere nostro. Il desiderio si realizza, diventa reale, in quell’ancóra che riaccende la scheggia di brace nell’ incontro con Lesbia, evento fondamentale di tutta una vita. Lesbia è la donna amata nobis quantum amabitur nulla, (“amata da me quanto nessun’altra sarà amata” C. 8,5), oggetto di una passione esclusiva e totalizzante, perché Amore è uno desi[o] che ven da’ core (Jacopo da Lentini, Rime,19)
Desiderio è una parola errante, che fugge e sfugge nello stesso istante in cui pensiamo di averla afferrata. È metafora dell’andare, del nòstos, di un viaggio in cui la mèta è anche il percorso, in un mare in cui anche il naufragar può essere dolce e in cui perdersi vuol dire ritrovarsi. La letteratura nasce dal desiderio di abitare altre vite e altri mondi e si fa essa stessa desiderio. Si rinnova e si rigenera costantemente, si apre sull’ immaginario e seduce, rompendo gli incantesimi e scardinando gli schemi. Il mio desiderio è fuggire. Fuggire da ciò che conosco, fuggire da ciò che è mio, fuggire da ciò che amo. (F. Pessoa, Il libro dell’inquietudine). Scrivere è dare forma al proprio desiderio per il gusto di andare oltre, di afferrare l’ingovernabile.
Tutto comincia con una donna in fuga e con chi la insegue vanamente. Angelica, emblema della bellezza e della sensualità dirompente, delle pulsioni sopite nel profondo dell’animo umano, diventa archetipo, metafora, simbolo ed esempio di fascinazione, mito letterario che si ripropone nei secoli, continuamente rielaborato eppure sempre perfettamente riconoscibile. E così Italo Calvino potrà descrivere Zobeide, “città invisibile” del desiderio e delle illusioni, negli stessi termini in cui Ariosto parla della selva del Furioso o del castello d’Atlante, dove uomini di ogni lingua, religione o provenienza corrono disordinatamente sulle tracce di una donna splendida e inafferrabile. Angelica è la protagonista d’un poema rimasto incompiuto, che sta correndo per entrare in un poema appena cominciato.
Desiderio è una parola che brucia e illumina. Per questo motivo, Ama il tuo desiderio, se pur ti tormenta. Anche il Vate ti perdonerà!