Vento di chiacchiere post-elezioni
Articolo di Martino Ciano
Le urne ci hanno dato il responso e democraticamente va accettato, perché democraticamente sono avvenute le elezioni; anche coloro che si sono astenuti vanno rispettati, perché hanno scelto di defilarsi da questo massacro e forse ne rappresentano la parte ferita a morte. Poi ci sono anche quelli che non hanno potuto votare, ossia fuori sede a cui lo Stato non ha dato che spicciole agevolazioni per recarsi alle cabine elettorali; ma tanto neanche allo Stato interessa più l’affluenza massiccia, ché a quanto pare come la sanità e l’istruzione, anche la democrazia incide troppo sul bilancio della nazione. Quindi, diamoci un taglio!
La Repubblica non è più Repubblica da tempo, ma di cosa ci meravigliamo. Una campagna elettorale di barzellette ben architettate ha tenuto con il fiato sospetto la nazione, una nazione che vuole essere sovranista a quanto pare, ma la verità è che molti hanno detto chissenefrega, tanto qui sono tutti ladri! In alcune aree d’Italia, certi candidati neanche hanno interloquito con i cittadini; semplicemente si sono recati in qualche sede messa su da un comitato locale o da sindaci detentori di tessere dei bei partiti, hanno incontrato una ristretta cerchia di sodali e hanno detto: andate e predicate. Portate voti. E i sodali hanno eseguito. Ed ecco la bella Italia dei comitati, delle segreterie e delle oligarchie.
Ma no, magari fosse ideologia, almeno ci sarebbe qualcosa contro cui combattere, un avversario visibile in carne, ossa e pensiero da prendere di petto. La realtà è triste invece: la Meloni è stata scelta per “esclusione”, perché in questi anni è stata la meno politicamente corretta, perché ha saputo creare l’illusione di essere il “nuovo che avanza”, perché, anche se c’è da parecchio in Parlamento, si è saputa spacciare per una “extraparlamentare”. E la folla abbocca, la bugia vince sempre e il potere è vero potere solo se sa mentire. E poi alle folle piacciono le idee gridate, gli slogan incendiari, la verbosità del nulla, la logica sgrammaticata.
Boia chi molla! Si grida al ritorno del Fascismo, ma gli italiani non sono mai stati neanche Fascisti, semplicemente si sono lasciati travolgere, ché la storia nazionale ci insegna che siamo dei “trascinati” che annaspano in un fiume incazzato. Mentre l’Europa è già pronta a vigilare, i post-qualcosa si scrollano di dosso i pesanti vessilli del passato. Sembra quasi che ora nessuno abbia una tradizione, nessuno abbia ricordi, nessuno sia mai stato camerata; tutti hanno solo idee conservatrici, concilianti, caute, mielose, nostalgiche; ma d’altronde, dicono loro, è così anche per i post comunisti, ché anche loro rimpiangono Stalin. Tutto va bene, insomma, e gli ormai ex extraparlamentari hanno già imparato le regole della Ragion di Stato, vogliono rispettare persino il Patto Atlantico pur continuando a urlare Presente!
E a sinistra – magari esistessero ancora destra e sinistra – piangono e si leccano le ferite. Politicamente corretti, garantisti, democratici e progressisti hanno riempito le pagine social e dei giornali con i loro balbettii. Uno se la prende con l’altro, il disastro è colpa dell’ignoranza di una qualche entità aliena. Ancora non se lo fanno un esame di coscienza “di classe”, ché anche loro hanno creato oligarchie, totem, comitati d’affari per spartirsi potere da non ridare più al popolo. Ma un’idea di sinistra da quanto tempo non la sentiamo? Quanta nostalgia ho sentito e di quante lamentele di sinistranti e sinistroidi ho letto. Ora si addita il qualunquismo, ma l’uomo qualunque è quello da cui si va a cercare il voto, che si prova ad ammaestrare, quindi guai a disprezzarlo.
La verità è che nulla è più una questione di ideologia e senza idee nessuno progredisce. Più che vento nero o rosso, avverto vento di chiacchiere!