L’inutilità che salva
Articolo di Martino Ciano. Già pubblicato per Zona di Disagio
Così mi perdo tra le pagine del saggio L’utilità dell’inutile (Bompiani) di Nuccio Ordine. Un vasto manifesto che difende la poesia, la letteratura e le arti. Trovo un po’ di sollievo tra le parole del professore di Letteratura Italiana dell’Università della Calabria.
Da amante del futile sapere, della conoscenza immateriale che non produce reddito, ma solo piacere all’anima, ho bisogno di voci amiche e di pensieri apologetici. Ricordo ancora quando ho abbandonato la Partita Doppia e i suoi freddi numeri, oltre cui non si poteva andare, per seguire l’immensità delle parole e del pensiero non definito che chiede infinite riflessioni. Quando mi ritorna in mente, gusto con piacere quel primo incontro con la letteratura giunto a 17 anni. Il primo libro che ho letto tutto d’un fiato è stato Giovanni Episcopo di Gabriele D’Annunzio. Da allora non mi sono più fermato.
Conoscere per il solo piacere di sapere, questo interessa a chi si affida all’inutile. Le materie umanistiche sono state declassate dai governi, dalla politica, dalla scuola. La tecnocrazia indica una sola strada: il profitto. Crea uomini che non devono illudersi, che non devono sognare, che non devono porsi domande. Si forniscono nozioni con il solo scopo di risolvere un problema. Fatto sta che per noi il problema è solo ciò che vediamo. Purtroppo, mai pensiamo che l’intero enigma risiede nell’invisibile, in ciò che continua a muoversi nel sottosuolo della coscienza.
Ma proprio la filosofia, la poesia, l’arte, la letteratura e il teatro ridanno all’uomo una visione completa. Pertanto, mostrato l’enigma possiamo cominciare a ragionarci sopra. Cosi, nella loro inutilità, le cose futili mostrano paradossalmente che ciò che definiamo utile è il cancro del nostro tempo.
Talvolta mi domando cosa rimarrà del capitalismo rapace, della globalizzazione disumana, dell’uomo economico e della religione del profitto. Per secoli abbiamo creato istituzioni, dottrine, filosofie e sistemi per dare un senso alla vita e alla morte. Sono bastati due secoli di capitalismo per renderci schiavi del tempo. Pensiamo freneticamente al futuro e per sfuggire a questa ossessione ci rifugiamo nell’eterno presente. Siamo tutti giovani in cerca di fortuna, di realizzazione, di approvazione.
Su questa giostra non c’è spazio per le cose inutili.
La filosofia, la letteratura, la poesia… nulla creano e nulla valgono. Ma il profitto! No, quello è alla portata di tutti. Fatto sta che anche le cose utili non stanno salvando il mondo, piuttosto, alienano e dipingono sulle labbra un sorriso amaro.