Una penna, un taccuino e poi…

Una penna, un taccuino e poi…

Di Martino Ciano

Non scrivo poesie,
ché un attimo è eternità e la sintesi è per le bugie. Di sottrazione,
meditazioni corrosive, non so vivere tutto il dì. Se ora nel verso m’addentro,
è per senso dell’umorismo, giacché metrica non conosco
e di dolore in dolore mi disconosco.

Non scrivo poesie,
non riesco a essere vero. Ascolto la notte,
temo il giorno, mi spaventa
lo sguardo innamorato del tempo
che mi osserva, mi condanna, forse
mi accarezza solo per allontanarmi
da lui. Allora, vita, è qui l’inganno? E tu sei vivo?

Non scrivo poesie,
qui la penna, lì il taccuino, poi
gli orizzonti, i mondi senza porte né parole,
silenzi, addii, presenze… e domani dimmi chi sono oggi,
ché ora ho sonno, ora posso perderti mia catastrofe.

Dormi…

Tu che siedi e cerchi
una virgola immaginaria,
un coltello che disegni,
una parola che sia sasso,
ti liberi di Dio, ingordo lui, tutto gli è concesso,
anche turbare la tua grammatica, l’emisfero destro del cervello e
le sue negazioni… pozioni da bere che sciolgono la lingua,
sia benedetto il Litio, l’autocontrollo, il sonno della bipolarità…
si è calmata l’onda del cielo,
il buco nero ti sputa,
l’uomo giusto ti plasma.

Non c’è principio né fine,
un gioco di sguardi, il sesso delle stelle, cerca
nella volta celeste un’identità. Qui sulla spiaggia,
tra le pietre, il corpo di una donna, nessuna delle tue madri somiglia a lei,
taci ora ché sei figlio di troppe emozioni,
mentre scorre il tempo, e tu corri, e qui
immobile s’annulla ogni effetto,
sa di pace l’urlo di un pescatore
che nella notte, al largo, alla deriva, ha rubato al mare
una creatura… e tu crei qui, ora, la vita, l’ultimo giogo, il sangue
del tuo sangue, una carne senza respiro da affidare
alla disperazione. Sono questi gli uomini, che amori hanno
gettato in pasto al mondo. Tu, bambino affamato, hai chiesto
un attimo di gioia, ma ti hanno donato mille tormenti colorati,
shocking, hot, blood…

Non scrivo poesie,
questo è un attimo, in versi, in diversi
semi di autorevolezza, in falsità e in verità della dimenticanza,
ciò che ricordo è una penna rossa, la luce di una lampada,
l’ombra della mia testa sul foglio,
troppi fantasmi a spiare il mio corpo dormiente, ronfante,
mentre una voce sussurra: pietà.

Dormi…
non scrivere, non esiste poesia, non esiste prosa,
ci sei tu, un pensiero, parole, prole, noesi, no easy, ansietà,
il giorno viene…
mai ti svegli…

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