Una notte di passaggio

Una notte di passaggio

Prosa e foto di Martino Ciano

Ancora è lontano il canto del gallo. La notte è profonda, infilza gli occhi. Tagliente è solo il silenzio. Il vento sussurra, alla porta stanno appesi tutti i desideri incompiuti; domani, al mattino, con la prima schiarita, saranno rimessi addosso come si fa con una borsa a tracolla. Le mura sono ora amichevoli; questa prigione dalla tinta fantasia, come un pigiama si lascia indossare. C’è la speranza del sonno, ancora non è balenata la pesantezza delle palpebre, piuttosto è pressante il pensiero di addormentarsi con sé stessi, ché se il corpo giace troppe cose gli ruotano intorno.

Essere, ma non essere percepiti. C’è bisogno ancora di mangiare un mandarino e di fumare una sigaretta, di bere un sorso di caffè freddo lasciato in una tazzina dalla mattina precedente. C’è bisogno ancora di riconciliarsi con i difetti, con i rimorsi, con le gioie, con brandelli di solitudine. C’è bisogno ancora di invocare la nebbia, di crollare per terra come dopo aver ricevuto un pugno in testa. C’è bisogno dell’ultimo abbraccio, dell’ultimo bacio, dell’ultima carezza, come se domani non ci si risvegliasse più.

Giocare come i bambini. Cantare come gli ubriachi. Ridere come i disperati. In tre momenti diversi si è fatta carne la voglia di scomparire dal mondo. Chiudi gli occhi, chiunque tu sia; prima però scaccia ogni essere vivente dal tuo campo visivo.

 

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