Etica e politica. Un ricordo di Giuseppe Serio
Articolo di Martino Ciano
Lo incontrai all’imbrunire sul Viale della Libertà di Praia a Mare. Era maggio ed era appena uscito dalla Chiesa Sacro Cuore. La messa della sera era appena terminata. Saluti di rito, quelli tipici che si danno le persone che abitano nello stesso paese e per i quali non è improbabile incrociarsi anche più volte nello stesso giorno.
“Accompagnami fino a casa, perché voglio capire quella riflessione che hai pubblicato su Facebook”. Giuseppe Serio, classe 1925, morto il 17 settembre 2022, sui social ci stava e sapeva usarli. D’altronde, la comunicazione è stata la sua vocazione. Per tutta la vita si è impegnato nella divulgazione sia insegnando Filosofia nei licei, sia come pedagogista e studioso. Quel mio post parlava di “disuguaglianze”, di quelle che coinvolgono tutti noi, inquilini del Villaggio Globale in cui conta chi ha, chi possiede, altrimenti si è considerati scarti.
Erano argomenti che conosceva bene, sui quali aveva scritto libri, sui quali aveva perso il sonno, contro i quali combatteva con l’associazione Gianfrancesco Serio che dagli anni ’80 del secolo scorso affronta argomenti scomodi quali la povertà educativa, l’emarginazione sociale e la carenza di efficaci politiche sociali. E mi confidò che quando iniziò la sua avventura nel mondo dell’associazionismo non era tanto semplice parlare di queste tematiche sul Tirreno cosentino, molte questioni erano “tabù”, anzi se ne discutevi troppo ad alta voce ti isolavano. Oggi è tutto più semplice, anche se è un interesse di facciata, per fare audience.
“I poveri sono sempre uno scandalo – mi disse – eppure loro non vogliono assistenza, ma giustizia. La povertà non si combatte con le elemosine, ma dando pari dignità a tutti. Non è accettabile che ci siano tantissimi che hanno troppo poco e pochissimi che hanno più del necessario; non è possibile che tutti noi assistiamo a queste ingiustizie senza alzare un dito, diventando complici, alimentando il mercato e l’economia delle disuguaglianze. Non è neanche accettabile che si giudichino questi discorsi come banali e retorici. Per me è grave l’indifferenza ed è assurdo che qualcuno non prenda in mano la situazione”.
Per Giuseppe Serio era una questione di etica, ma non intesa come buona condotta o buone maniere, visto che di società con regole ingiuste ce ne sono fin troppe; per lui l’etica era qualcosa di naturale, che si manifesta spontaneamente nel momento in cui si riconosce che gli uomini sono figli della stessa sostanza e dello stesso destino. C’è poco da girarci intorno, basta questo per porre un freno a tutte le elucubrazioni cui si aggrappano le filosofie, le costituzioni e le scuole economiche. Non è utopia, ma qualcosa di naturale che si riscontra nell’amore e nell’amicizia.
Trecento metri facemmo insieme, tanto distava casa sua dalla Chiesa Sacro Cuore, ma abbiamo discusso per un’ora circa. Ci siamo detti alla prossima e così è stato altre volte, ché sempre in quel tratto del Viale lo incontravo.
Giuseppe Serio è morto il 17 settembre 2022. Ne parlo oggi perché credo che sia giusto scrivere di chi non c’è più quando se ne sente la necessità e non quando la “cronaca” lo richiede. Ricordo che dopo quella chiacchierata mi volle al suo fianco, in veste di relatore, a Tortora Centro storico. Al centro di quella serata il suo saggio Etica, politica, economia di comunione. Un dialogo difficile. Non impossibile. In quel libro c’è racchiuso gran parte del suo pensiero. Non tutto quello che c’è scritto mi ha trovato d’accordo, ma lui lo sapeva e, quando ne abbiamo parlato mi ha anche detto “meno male che in qualcosa non sei d’accordo con me, altrimenti mi sarei sentito preso in giro”.
Per scrivere questo articolo ho riletto Etica, politica, economia di comunione. Un dialogo difficile. Non impossibile. Giunto alla fine del libro, mi sono reso conto che non avevo dimenticato nulla di quelle pagine… e spero che altri le leggano.