Di odi e amori. Tre poesie inedite di Italo Cirene

Di odi e amori. Tre poesie inedite di Italo Cirene

Poesie di Italo Cirene. Foto di Martino Ciano

Anime randagieNati bastardi
l’anima randagia condivisa
io e te
stiamo dappertutto come in stallo.Ma il miele che ti ricopre
liscio e lucido
gli occhi di caramello
e quel fiuto infallibile
per i cuori
a te rendono la vita
più amica e fedele.Non a me
che abbaio alle ombre
e mi mordo la coda.——————————Calabria, sublime bellezzaNuda sei un incanto!
Lo sai.
Per questo, principessa zingara,
ti lasci toccare da avidi sguardi
e, con addosso unicamente i gioielli,
offri al bacio dell’estate
le procaci forme dei tuoi colli
dei tuoi golfi
di valli e crinali.
Avresti potuto banchettare
al desco della regina
ma preferisci svenderti ogni giorno
al peggior offerente.
Ed il tuo cammino,
che forse hai scelto tu,
o forse no,
è oggi più impervio e accidentato
dei valichi aspromontani.
Pure tuo sangue si è fatto acqua
più gelida e immota
dei laghi silani in inverno.
Ma tu,
che ti credi d’occhio lungo,
ed in cima alla cui fronte
millanti vette metafisiche
uguale procedi ed eccedi
e cedi
a logiche e lusinghe
di chi non sa
dar valore alla tua anima,
selvaggia e sublime
al pari delle tue bellezze.————————-La mia cittàOdio e amo la mia città!
L’odio per aver nutrito
il nodo delle mie contraddizioni
che poi sciolgo nei versi.
L’odio perché è un pugno
d’abbandoni e disarmonie
nell’occhio della sua storia tradita.
Quella che inizia e finisce con “c’era una volta…”
e scritta con la V maiuscola dei suoi velluti.
Quella del suo vento
che sempre spira
e da sempre ispira
proverbi e traiettorie sorprendenti
ad una magica sfera di cuoio
capace di lasciare col cuore in goal.
Perché Catanzaro è fatta cosi:
s’erge su tre colli
sorge fra tre fiumi
e insorge solo le domeniche.
Da tempo qui le aquile
non hanno più nido, né dimora
e l’epica memoria del sangue normanno
più non l’abita, strappata con la forza
da chi spaccia la viltà per onore.
Ma l’amo, sì l’amo
per i verdi respiri
e per l’azzurro incanto
che dalla terrazza del San Giovanni
s’abbraccia in un’occhiata tutto quanto…!

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