Benedizione di tutte le guerre (Prima parte)
Articolo di Martino Ciano. Questo testo prende spunto dalla bozza di un libro che avrebbe dovuto essere pubblicato…
Noi abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo: l’eutanasia della volontà.
Nell’inconoscibilità del bene e del male sopravvive il nostro processo di estinzione. Quando non vediamo le macerie lasciate dalle bombe, quando non sentiamo il grido di dolore dei bambini, quando non percepiamo i morsi della fame, siamo convinti che questo sia il mondo migliore per noi e la nostra volontà edifica opere, riflessioni e felicità. È la nostra cecità davanti alla tragedia mondiale che ci fa uomini senzienti, poi, quando l’atrocità si palesa e il velo cade, ritorniamo all’interrogativo che da sempre ci perseguita: cos’è l’uomo?
Così volere è solo un’egoistica manifestazione e ogni nostro comportamento si accorda a un latente senso di colpa: essere felici mentre altrove c’è la disperazione.
È la volontà che genera la guerra. È la volontà che ispira la Divina distruzione e la Benedizione di tutte le guerre, perché esse sono opere che ci somigliano. E il bene non sa che esiste il male e viceversa, perché essi non possono convivere se non nella contraddizione. Eichmann mandò a morte molti ebrei. Si discolpò dicendo che aveva eseguito gli ordini. Sì appellò all’Imperativo categorico kantiano. Con queste banalità giustificò il male. Ma banale è anche il bene che si manifesta davanti alle tante catastrofi che banalmente gli uomini innescano. E le nostre giustificazioni sono il fuoco del sapere umano. Il non senso si rivolge a Dio, il colpevole per eccellenza.
Oh fratello che leggi, non è questo un delirio ma un suggerimento. Non sono migliore di te, ma il peggior uomo che sia mai esistito, perché attraverso un’ammissione di colpevolezza mi assolvo. Nulla posso fare per te e nulla per me. Che disperazione! Vorrei essere un no-vax, un nazi-vegan. Vorrei credere nei complotti, nei microchip sottocutanei, negli Illuminati che combattono per un nuovo ordine mondiale. Ma sono umano, tremendamente umano; credo, dunque che siamo noi il complotto, il cancro, la morte e la distruzione.
Non sarei mai voluto nascere.
Oh fratello mio che leggi, io non credo che ci sia una guerra giusta o una guerra sbagliata. Non credo che ci siano cose buone o cose cattive, ma che noi uomini abbiamo la sfacciataggine di giudicare e di separare le cose dal loro stare insieme. Dimmi, servono a qualcosa tutte le categorie morali che noi abbiamo creato?
Ecco, ti racconto una cosa, anche se non dovrei. Sto guardando in televisione i resti di una città ucraina bombardata dai russi. C’è un bambino che mangia la neve per dissetarsi. Il cronista commenta Questa è la guerra e io aggiungo Sia benedetta anche questa guerra, perché è opera dell’uomo. E noi uomini vogliamo questo. Anche se io voglio la pace, tra me e quel bambino c’è una distanza abissale: io mangio uno yogurt, lui la neve. Io placo la mia fame, lui la sua sete. Io uscirò fuori a fare una passeggiata e mi godrò il sole, lui forse creperà e non saprà mai perché gli hanno tolto la pace e perché lo hanno ridotto così.
Oh fratello mio che ora leggi queste pagine, ho la patente da giornalista e nella prima lezione che ho seguito mi è stato detto che nei miei articoli non avrebbero dovuto esserci troppi aggettivi o avverbi, ma non ho mai rispettato quella regola perché a me è sempre piaciuto colorare le cose a modo mio. E tu sai, fratello mio, che ogni uomo vede il mondo come gli passa per la mente e che sempre a modo suo elabora ogni cosa.
Tanti uomini tanti mondi! Chissà, forse è proprio questo il motivo per cui esistono il bene e il male. È tutta una discussione tra gruppi di persone affini. Ci sono i gruppi che la vedono in un modo e altri che la vedono diversamente, però ogni individuo ha i propri gusti.
Che casino! Non ci stai capendo nulla. Intanto, in televisione raccontano di un bambino ucraino morto in ospedale, e mentre lasciava questo mondo sussurrava Non voglio morire.