Terrore della rinascita. Un ritorno alla normalità
Articolo a cura di Martino Ciano – già pubblicato su Zona di Disagio
In un ispirato momento di estasi pomeridiana, mentre fuori la gente corre ad acquistare l’ultimo igienizzante miracoloso per sfuggire all’invisibile virus, fisso lo sguardo su una fila di persone pronta a introdursi ordinatamente in un negozio di biancheria intima.
Il lockdown ci aveva tolto anche le mutande, i calzini, i reggiseni, le canottiere.
Ah, finalmente possiamo riacquistare la dignità.
E in questa visione di facce coperte da pezzi di stoffa che non proteggono, di labbra sigillate che dispensano sorrisi muti, di respiri soffocati, c’è tutto il senso della disgrazia che non ci vuole abbandonare, anzi, lei è felice di stare al nostro fianco e di abbracciarci, forse.
Oh, la disgrazia. Me la immagino nuda e formosa, con la pelle liscia e diafana, con gli occhi grandi e brillanti, il naso camuso (che non è un bel vedere), e le mani tozze per schiaffeggiare meglio. Non ha sesso, perché la disgrazia non sa di essere, non sa di esserci, non sa di respirarci sul collo. E anche lei guarda con me la gente che entra ed esce dal negozio di biancheria intima… tutti felici dopo aver acquistato le mutande, perché almeno quelle sono rimaste a buon mercato, alla portata di tutti… il pudore, in fondo, è democratico e a tutti è concessa la dignità di coprirsi con rigore l’intimità.
La fila si rompe, le persone iniziano a vociare.
Cosa mangeremo e di cosa ci vestiremo? Si domandano queste persone così eroiche che hanno voglia di tornare alla normalità, al pettegolezzo, al calcio in Tv, al gossip da spiaggia, alla prova costume, alla spesa nei Discount senza presentazione dell’Isee ai Comuni per ricevere i buoni spesa, all’aperitivo a sette-euro-con-stuzzichini, a sognare il rolex e l’ultimo iPhone. E proprio vicino al negozio di biancheria intima c’è quello che vende cellulari-tablet-iPad-TouchScreen, e lui, il proprietario, sta sulla porta, e fuma, e digrigna i denti, e guarda, e si gratta la testa e anche le palle, e sbuffa, e borbotta. A cosa pensa? Dai, pensate a cosa lui pensa…
La fila si è spezzata e si crea un assembramento, un uomo e una donna si abbracciano, non potrebbero, ma tutto è concesso mentre si attende il turno per entrare in un negozio di mutande. Sono quasi le sei di sera, si attende la pubblicazione dell’ultimo bollettino Covid19 (vittime-sopravvissuti-contagiati-guariti-miracolati). Non è più atteso come prima, non ci sono più tanti morti da piangere, il virus ha perso la sua carica virale, è quasi innocuo come un tiro di canna.
La statistica ha compiuto un altro miracolo: aveva previsto che per giugno tutto si sarebbe calmato. Così è, anche se la tensione va tenuta viva. In una nazione che si rispetti, il ricordo è arma di ricatto e l’Italia è una nazione fondata sul ricatto. Non si possono dimenticare facilmente i morti, i numeri della tragedia collettiva, i miliardi di euro bruciati, le parole della politica, le tesi dei virologi, le cazzate e le preghiere sputate al Cielo… Dio non si è ammalato, sta bene ed è già tornato a occuparsi della gestione ordinaria del cosmo… e in pochi istanti vanno via tutti, l’assembramento è scomparso, il sole è ancora alto, e io sono un altro, e il venditore di iPhone è uno qualsiasi, e il commerciante di mutande si ferma sulla soglia del negozio e si accende una sigaretta. Sta finendo un altro giorno, forse, e qualcuno dice che “andrà tutto bene”… sarà stata la disgrazia?