Il tempo dell’olio e dei ricordi

Il tempo dell’olio e dei ricordi

Racconto di Giuseppe Gervasi

Era il tempo dell’olio.

Alberi di ulivo con le braccia calate e le verdi chiome.
Riaprivano i frantoi e la mattina con in mano le  reti e le lunghe canne ci si incamminava verso i fondi fuori paese.
La sera, tra una bugia piccola e una grande, nei bar e nelle botteghe ognuno raccontava la giornata di raccolta.
Si riassaporava col pensiero il gustoso pranzo, consumato con la schiena mezza rotta appoggiata ai grossi e verdi tronchi.
Il fine settimana la raccolta si trasformava in festa.
La domenica tutta la famiglia andava in campagna.
Tutti insieme sotto gli alberi d’ulivo riempivano  antichi cestini, custoditi nella vecchia casa di pietra ai piedi della grossa quercia.
In quel luogo viveva il ricordo.
Gli attrezzi, che chiodi in libertà facevano  dondolare su pareti di pietra grezza, accentuavano la memoria di un uomo di poche parole.
Prima che il sole sparisse, il fragore del motore di un piccolo trattore segnava la fine della giornata di raccolta.
A bordo di una A112 junior di color grigio si tornava a casa.
La macchina precedeva il lento trattore carico di sacchi di olive.
Avrebbero preso la via di un antico frantoio, che riapriva in autunno e ridava vita a un luogo triste. Nascosto nella parte bassa del paese, diveniva  luogo di incontri e di fette di pane bagnate nell’olio nuovo.
“Che  bella  giornata! Sono stanco ma felice.
Mi pareva in certi momenti di rivivere i racconti di un tempo.
Papà sei felice?”
“Certo figlio mio! Prendermi cura di questi luoghi è come riabbracciare mio padre, tuo nonno.”
Gli occhi si fecero lucidi e, cambiando marcia, accelerò.

Lo sguardo rivolto verso il paese avvolto in una leggera foschia, nascondeva il luccichio dei suoi occhi…

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