Il fronte russo. Luca Steinmann e la “gioiosa propaganda bellica”

Il fronte russo. Luca Steinmann e la “gioiosa propaganda bellica”

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Il fronte russo” di Luca Steinmann, Rizzoli, 2023

Nel gennaio 2023, Luca Steinmann a conclusione del suo libro scrive che la guerra russo-ucraina sarà ancora lunga e ogni pronostico sugli esiti è alquanto inutile. Per lui è stato semplice affermare questo, proprio perché è stato uno dei pochi, se non l’unico, giornalista occidentale che ha avuto il “privilegio” di testimoniare il conflitto stando tra i russi.

La guerra è dolce solo per chi non l’ha vissuta, scrisse Erasmo d Rotterdam più di cinquecento anni fa, e anche al freelance Steinmann saranno venute in mente queste parole mentre attraversava, insieme ai russi, i punti caldi del Donbass, ossia Lugansk, Mariupol, Donetsk, la centrale nucleare di Zaporizhya.

Era il 18 febbraio 2022 quando Luca arrivò in Donbass e mai poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe ritrovato nel mezzo del conflitto. Ma anche lui ha dovuto combattere la sua guerra per conquistarsi la fiducia dei filorussi, dei ceceni e dei soldati che non vedevano di buon occhio la sua presenza. Ancora oggi, per loro un giornalista occidentale è al soldo della Nato, quindi degli Stati Uniti, pertanto è considerato un ciarlatano che ha il solo scopo di demonizzare la Madre Russia.

Quindi, per allontanare da sé questa nomea, Luca ha dovuto imparare un nuovo linguaggio, ricordandosi che i russi non combattono una “guerra” contro l’Ucraina, ma stanno svolgendo “un’operazione speciale”. Inoltre, deve essere d’accordo con loro sul fatto che la “Russia non ha occupato il Donbass, ma lo sta liberando dai nazisti ucraini”. Steinmann deve anche ricordare di non calcare troppo la mano sul malcontento o su elementi che mostrino il conflitto come una lotta fratricida, altrimenti verrà espulso. Infatti, tanto Kiev quanto Mosca faranno attenzione a come Luca racconterà la guerra ai media occidentali, soprattutto a quelli italiani. I funzionari dei rispettivi governi in guerra seguiranno i suoi collegamenti con Enrico Mentana, durante il telegiornale di La7, e lui neanche lo saprà, potrà solo immaginarlo.

In queste condizioni, come svolgere il proprio lavoro con coscienza, senza mettere da parte nulla di quello che il nostro Luca ha il “privilegio” di vedere con i propri occhi, e volendo dimostrare sia all’occidente che all’oriente che lui è solo un giornalista, quindi un cronista che racconta i fatti e che se ne infischia delle opposte strategie di propaganda?

Infatti, non va dimenticato che se tra i filorussi l’interpretazione dei fatti deve tenere conto che la Russia è in lotta non solo contro l’Ucraina, ma contro tutta la Nato, in Occidente il filo conduttore dei racconti dal fronte dev’essere sempre quello di un Putin tiranno che non vuole la pace e di una Russia imperialista feroce e assolutista. L’unica differenza tra i due fronti è che a Oriente la censura è imposta e si vede, mentre in Occidente è morbida, sottotraccia, democraticamente elaborata e spacciata come “libertà di essere indifferenti”.

Insomma, in tutto questo Luca avrebbe anche potuto rischiare di fare un viaggio a vuoto, senza avere la possibilità di raccontare sui media occidentali ciò di cui era testimone. Per fortuna, tutto questo non è successo e oggi ci troviamo davanti a una narrazione “super partes” che mette al centro i fatti.

La guerra è morte, macerie, paura, angoscia, carne dilaniata, speranza e attesa. Vivere il fronte russo vuol dire conoscere anche l’altra faccia della storia. Steinmann ha avuto la possibilità di confrontarsi con civili, profughi, soldati ceceni e russi, nonché con i mercenari della Wagner, i quali sotto la loro mascotte avevano scritto “Non avercela con me, lo faccio per soldi”. Ha potuto confermare, prima di tutto a sé stesso, che in guerra non vi sono buoni o cattivi, ma persone più o meno convinte, più o meno indottrinate, impaurite, abbrutite, emotivamente coinvolte o dissociate.

Leggere questo libro non ci farà capire da che parte stare, ma cosa si nasconde dietro una guerra e quanto possa essere infernale la propaganda. Steinmann per due volte ha rischiato di essere espulso, perché ai russi le sue parole non sono piaciute. In ogni caso, il giornalista ha compreso che anche quella difesa strenua che la Russia ha messo in campo, è manifestazione di una paura ancestrale, quella della libertà di pensiero.

Libertà di pensiero che fa paura anche a questo nostro Occidente, sempre pronto a dividere il mondo fra buoni e cattivi.

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