Lo specchio armeno. Paolo Codazzi e “l’eternità delle emozioni”
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Lo specchio armeno” di Paolo Codazzi, Arkadia Editore, 2023
Disperdiamo emozioni lungo i tragitti che percorriamo; qualcuno forse avrà modo di riviverle. Non importa che esse siano state belle o brutte, intense o meno intense; nulla svanisce per sempre. D’altronde. anche questo è un aspetto dell’eternità. Lo specchio armeno di Paolo Codazzi ci lascia questo messaggio, dopo averci consegnato profonde riflessioni sulla Storia, sul nostro modo di pensare e sulle interpretazioni che diamo al passato.
Con uno stile ricercato, nel quale la parola è ponte tra Cielo e Terra, capace di innescare una narrazione che si distribuisce su più piani temporali, lo scrittore fiorentino riempie di memoria ogni luogo e ogni anfratto che appare tra queste pagine.
La trama lineare lascia spazio a uno sviluppo del tema complesso, in cui ogni confine tra narrativa e saggistica viene superato. L’obiettivo è infatti creare le condizioni tramite cui il lettore possa venire a contatto con un ambiente vivo, mutevole, ma allo stesso tempo determinato dagli eventi passati che lo hanno attraversato.
Cosimo è un pittore, un copista per l’esattezza. Per lui questo non è solo un lavoro, ma è anche un’attività creativa; infatti, in ogni opera che ricompone inserisce qualcosa di suo. È un modo per fare risaltare quel principio di inarrestabile trasformazione che rende unico anche ciò che sembra identico. Dopotutto, nulla può essere riprodotto fedelmente. L’uomo è le sue emozioni, così come è la sua epoca.
Per il suo nuovo lavoro, Cosimo si reca in Sicilia per studiare l’opera che dovrà copiare, ma la storia che avvolge il tutto è intrisa di Inquisizione, di stregoneria, di amore e di lutto. Tutte cose che hanno a che fare, a cinquecento anni di distanza, anche con le sue vicissitudini personali.
C’è un evento in particolare che lo scuote e lo fa piombare in un lungo déjà-vu, ossia la morte della sua fidanzata, Laura, che avviene un mese prima della celebrazione del matrimonio. Man mano che Cosimo si imbatterà in questa storia, quel trauma mai superato, in cui sopravvive il lutto, contribuirà ad aprire veri e propri varchi temporali
Sia ben chiaro, questo non è né un romanzo storico né un fantasy, tantomeno ci sono elementi gotici. Siamo di fronte al dramma di un uomo che fa i conti con la Storia e con coincidenze che si sviluppano intorno a temi attualissimi. Codazzi ha il merito di allineare tutto con semplicità ed efficacia, senza ricorrere a stratagemmi. È la Storia che riesce a fare il resto, ossia il “già scritto” e il “già accaduto” che vengono riproposti in altre salse. D’altronde, la nostra vita appare a volte come una ripetizione che prova a essere sconvolta dalla ricerca di una novità.
Fatto sta che le emozioni sono sempre quelle. L’amore, la sofferenza, la gioia producono sempre gli stessi effetti, iniettando in noi solo una passeggera sensazione di “mai sperimentato” e di egoistico “primato”. E forse, per dirla alla Cosimo, anche la sua storia è la riproduzione di una vicenda ben più clamorosa e nota, che un pittore-demiurgo sta provando a ricopiare aggiungendo qualche elemento di novità.