Cronaca verosimile: “Avevo un sogno”

Cronaca verosimile: “Avevo un sogno”
Articolo e foto di Martino Ciano
 
Mi raccontò che la morte gli era apparsa davanti mentre lui passeggiava e, dopo averlo guardato, gli disse che non era giunto il suo momento e che sulla Terra ancora avrebbe dimorato per tanti anni. Perciò, la sua prima reazione fu quella di invitarla a cena, per dimostrarle la sua gratitudine. Io gli ho chiesto se poi la morte avesse accettato il suo invito, lui mi rispose che lì per lì gli aveva detto sì, ma poi non si presentò. Mi raccontò inoltre che quella sera mangiò da solo, sdraiato sul pavimento, fissando il soffitto, perché era convinto che lei sarebbe entrata da lì; ma anche quella convinzione fu smentita.
Da quel giorno, iniziò la sua attesa. A volte lo faceva istericamente, sbattendo le bottiglie di vetro sull’asfalto, mentre bestemmiando raccoglieva i cocci per lanciarli contro qualche passante, fin quando un’ambulanza non veniva a prenderlo per portarlo dove lo avrebbero calmato. Infatti, per lunghi periodi spariva dalla circolazione. Quando tornava tra noi esseri umani era calmo, pacato, se il mare l’avesse travolto lui se ne sarebbe fregato, ma di quella cena mancata con la morte parlava sempre. “Prima o poi lei assaggerà i miei spaghetti alle vongole e mi chiederà di sposarla. Ne sono convinto”. Così mi disse una sera, mentre sorseggiavo un caffè al bar.
Un giorno mi raccontò di quando era alla stazione ferroviaria per contare quanti treni passavano in un’ora. Lo faceva quattro volte al mese per capire se ci fossero state variazioni negli orari. Lui desiderava che nulla cambiasse intorno a sé. Eppure, non ci pensava proprio a salire su un convoglio, aveva terrore di perdersi nel mondo. La morte gli apparve tra i binari, aveva assunto le sembianze di una donna in carne, slanciata, con seno e pube coperti da ghirlande di rose. “Vieni qui – disse lei – così potrò spiegarti perché non mi sono presentata a casa tua per la cena”. Lui le stava andando incontro, ma un uomo lo immobilizzò, perché proprio in quel momento stava passando un treno. Lui iniziò a gridare come un dannato, perché ancora una volta qualcuno gli stava rovinando l’appuntamento tanto atteso. Lei infatti sparì prima che il treno la travolgesse. “Si è dissolta – disse – spero solo che si sia salvata. Temo che le sia successo qualcosa, da allora non si è fatta più vedere. Non penso che proprio lei sia morta.”.
Per lui anche la morte poteva morire. Sarebbe un paradosso, ma perché non potrebbe succedere?
Il suo appartamento andò a fuoco nell’autunno dello scorso anno. Lo salvarono per un pelo dalle fiamme. Dissero che l’incendio era partito dalla cucina. Per tre mesi non l’abbiamo né visto in giro né abbiamo sentito voci sul suo conto, poi, un giorno me lo trovai davanti. Aveva lo sguardo accigliato e un sorriso largo; sembrava una zucca di Halloween ma con tanti capelli intorno. Mi raccontò che aveva mantenuto la sua promessa: aveva servito alla morte quel piatto di spaghetti alle vongole. Poco gli importava che l’intera casa fosse andata a fuoco, lui aveva realizzato il suo sogno.
Dopo due mesi lo trovarono morto nell’alloggio popolare che gli avevano assegnato. Il corpo freddo, gli occhi spalancati, lo sguardo vitreo, la pelle rilassata. Trovarono anche un foglio sul tavolo sul quale c’era scritto: Finalmente mi ha sposato. Si dispensa dalle visite, si dispensa dai regali. Non prendetevela se non vi abbiamo invitato. Lasciatemi vivere questo sogno. Non svegliatemi e non fatemi sentire piagnistei, tra le sue braccia sono felice.

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