Singolarità poetica. Un visore, una cuffia e l’anima dell’uomo

Articolo di Martino Ciano
Un visore, una cuffia, una sedia per un solo spettatore che si ritroverà di colpo sospeso in un luogo evanescente. Benvenuti in Tracks Vr, performance poetica in realtà virtuale. Forse un giorno questo sarà il teatro, forse tutto questo è già possibile da tempo; infatti, non mancano gli esperimenti del genere. Nei giorni scorsi, presso la Libreria Victoria di Praia a Mare, abbiamo conosciuto Egidia Bruno e Vincenzo Vecchione. Loro sono originari di Latronico, ma da anni vivono a Milano.
Egidia è un’attrice, una performer con anni di esperienza; Vincenzo ama le sperimentazioni ed è il compositore dei testi e dei suoni di questo spettacolo virtuale che dura meno di dieci minuti. Un tempo breve, ma intenso, durante cui lo spettatore può godere di una totale immersione nella singolarità. Può piacere o meno, ma è un’esperienza che è anche difficile da raccontare a parole, forse perché ancora non esistono quelle adatte per descrivere esperienze del genere. Se proprio vogliamo azzardare qualcosa, potremmo dire che è come trovarsi in un sogno in cui ogni prospettiva e ogni distanza sono annullate.
Indossato il visore veniamo catapultati prima in un bosco, poi tra le stanze di una casa. Egidia appare davanti ai nostri occhi, sembra padrona delle sue azioni, ma come noi è spaesata e ci invita a trovare una strada, un punto che ci ridia il senso dell’orientamento. La vedremo muoversi contemporaneamente davanti a noi e alle nostre spalle. Tutto questo mentre la voce digitale di Cloudia decanta parole che richiedono attenzione, concentrazione, che dovrebbero tranquillizzarci, perché ciò che stiamo vivendo comunque c’è, accade.
Tracks Vr è anche un modo per far capire che molte volte da un impedimento può nascere un’opportunità. Lo spettacolo è nato infatti durante il lungo periodo di Lockdown imposto dal Covid19. Con la chiusura dei teatri e la sospensione degli spettacoli in presenza, bisognava uscire dal vicolo cieco in cui gli artisti si sono di colpo trovati. In soccorso di Egidia e Vincenzo è venuta la tecnologia. Il duo lucano ha iniziato a sperimentare il tutto nel 2020 e ora comincia a varcare i confini nazionali.
Rimane sempre in primo piano un aspetto: l’importanza della creatività e del senso estetico dell’uomo, senza cui ogni sperimentazione si ridurrebbe alla vana ricerca dell’algoritmo migliore. Un computer non può sostituire l’uomo, un visore non può sostituire le sensazioni dell’uomo. La macchina può solo migliorare l’esperienza, ma a fare il tutto è sempre l’anima dello spettatore.