Arcana. “Le dieci Sephirot dell’Albero della Vita”
Articolo di Albino Console
La Menorah nella sua interezza rappresenta le dieci Sephirot dell’Albero della Vita. Le sephirot, nella Cabala ebraica sono le dieci modalità o gli “strumenti” di Dio attraverso cui si rivela e continuativamente crea sia il reame fisico che la Catena dei Reami metafisici superiori.
La lampada centrale della Menorah è la Sephirot numero uno Keter. La sephirot Keter, altrimenti identificata come “corona” o “diadema regale”, viene descritta come il centro della volontà creatrice, ispirazione dell’universo; All’interno del tempio, la sephirot Keter viene rappresentata ed identificata nel Maestro Venerabile.
Seduto all’Oriente, rappresenta il collegamento fra il monto spirituale ed il mondo terreno, in quanto identificabile come Copritore Esterno del mondo spirituale. Luce di Loggia e Dignitario, rappresenta il consiglio delle Luci coadiuvato dal Maestro Primo Sorvegliante e dal Maestro Secondo Sorvegliante. Durante le Tornate il Maestro Venerabile controlla e redistribuisce le energie all’interno del tempio.
Inoltre è suo compito fare da mediatore e tramite con le divinità presenti durante la tornata. Chiude l’Albero della Vita la decima sfera: Malkuth, il piano fisico, collocata ai piedi della Menorah. La sephirot Malkhuth, anche identificata come “regno”, può essere descritta come il centro che rappresenta la realtà fisica, associata al pianeta Terra.
All’interno del tempio, la sephirot Malkhuth è rappresentata dal Copritore Esterno. Ufficiale di terza classe il suo compito è quello di assicurare la segretezza dei lavori di loggia da chiunque non ne sia degno. Le Sephirot centrali rappresentano altri strumenti attraverso i quali Dio si rivela e sono:
Chokhmàh (“saggezza”), inizio e fine di tutto, pensiero;
Binàh (“comprensione, intelligenza”), elaborazione e dunque matrice femminile dell’universo;
Dàat (“conoscenza”), grande biblioteca cosmica che racchiude tutte le memorie dell’universo, è la cosiddetta “sephirah nascosta” e normalmente non entra nel computo delle dieci;
Chèssed (“misericordia, grazia”), centro dell’organizzazione e della concretizzazione, dell’abbondanza, del potere e dell’autonomia;
Ghevuràh (“giustizia, potenza, rigore”), dimora del “chirurgo celeste” che agisce perché le leggi cosmiche siano rispettate, si tratta del centro maschile dell’universo;
Tifèret (“bellezza”), legame tra i mondi dello spirito e le realtà materiali, questo centro impianta nell’uomo la coscienza;
Nèzakh (“vittoria, trionfo”), centro della bellezza che ispira, della materializzazione dell’amore;
Hod (“gloria, onore, eternità”), centro che applica le leggi della sephirah di Binah a un livello vicino alla dimensione materiale, si tratta dello stadio finale dell’elaborazione del piano della vita;
Yessòd (“fondamento”), centro che produce la realtà materiale, trasmette le informazioni di provenienza della coscienza superiore di Tiferet verso il mondo fisico e viceversa.
La cabala, sistema centrale del misticismo ebraico, utilizza sottili analogie e metafore antropomorfiche per descrivere Dio nell’Ebraismo. Se andiamo a ricercare il significato della parola nella lingua Ebraica, possiamo identificarla come “ricezione”. Tale significato, potrebbe essere passato alla storia in quanto la conoscenza in essa contenuta veniva trasmessa solo oralmente e solo da maestro a discepolo.
Le due descrizioni, se correlate fra loro e lette sulla base di quelli che devono essere i principi guida e morali di un buon iniziato, fanno pensare alla scuola dell’anima, cioè a tutti quegli insegnamenti, principi morali appresi e linee guida da seguire che hanno come fine ultimo la ricerca da parte dell’uomo del suo spirito antico, intrappolato nella corporeità della sua carne.
Se il sacrificio della carne è dunque necessario ai fini dell’elevazione dello spirito, non sarà difficile comprendere che è necessario scindere le nozioni apprese da ogni corporeità, dualismo o concetto fisico come lo spazio-tempo.
Attraverso l’istruzione dei Maestri, impariamo a comprendere perché torniamo su questa terra e quali sono le correzioni necessarie per raggiungere l’adempimento che noi ricerchiamo in questa esistenza.
Nella Cabala, tutto è ordine ed armonia. Sono sempre il libero arbitrio ed il cattivo uso della volontà a portare il disordine, la disarmonia ed il dolore. La volontà è peculiarità degli esseri dotati di intelletto. Ad essa si collega la conseguente libertà di scelta e di azione. Il desiderio è figlio della volontà, di qui l’esigenza di selezionare e purificare i desideri.
Sarà solo attraverso il sacrificio, inteso come “sacrum facere” il fare sacro, che potremo liberarci dalle catene del corpo e dell’ignoranza, così facendo potremo ritrovarci con il nostro spirito reincarnato e comprendere davvero lo scopo del nostro viaggio attraverso la vita.
*In foto, Albino Console, Rispettabilissimo Maestro Venerabile della Rispettabile Loggia Lux Solis della Gran Loggia D’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori