Il Vangelo secondo Pilato. Eric-Emmanuel Schmitt e la “consapevolezza del Cristo”
Recensione di Angelo Maddalena. In copertina: “Il Vangelo secondo Pilato” di Eric-Emmanuel Schmitt, Edizioni E/O, 2024
Un romanzo storico scritto da un credente, che si definisce anche “un tragico ottimista” o “disperatamente credente”. C’è un lungo prologo in cui Jeshua di Nazareth, mentre aspetta le guardie che vengono a prenderlo, nell’orto degli ulivi, ripensa alla sua vita che lo ha portato fino a lì, a due passi dalla crocifissione.
A pagina 15 c’è un passo che rimanda alla storia di suor Mirella Muià, eremita diocesana dell’Eremo dell’Unità di Gerace, anche lei a 15 anni ha “litigato” con Dio e anche Jeshua, più o meno adolescente, “litiga” con Dio così: “L’intero villaggio aveva lapidato l’adultera che ci aveva messo due ore a morire. Centinaia di pietre sul corpo ventenne di Rachele. Due ore. Ecco come la legge di Israele difende i matrimoni contro natura. Entrambi i delitti avevano un nome: la Legge. E la Legge aveva un autore: Dio”.
In un altro passo c’è un rimando alla storia di suor Mirella, che all’inizio della sua vita all’eremo dell’Unità, qualcuno pensava che incontrasse uomini di notte, visto che all’Eremo andavano di sera diverse persone per partecipare alla lettura biblica. Jeshua invece era considerato dagli abitanti di Nazareth: “Il seduttore di Nazareth. Dato che mi vedevano trascorrere ore a conversare con quella e quell’altra, avevano concluso che intrattenevo una decina di rapporti. Vero è che mi piaceva la compagnia delle donne e che a loro piaceva la mia, ma non ci nascondevamo nei cespugli o nei fienili per sbaciucchiarci, parlavamo e basta, chiacchieravamo. Le donne sono più veraci, più dirette, hanno la bocca vicino al cuore”.
Un Gesù molto umano, visto da Pilato, e un Pilato molto umano, visto dalla moglie Claudia Procula, che diventerà seguace di Jeshua e si rivelerà una fra le donne che stavano, camuffata nel suo caso, sotto la croce. Un romanzo che ho letto in pochi giorni, travolgente. Forse sarà per la sete che abbiamo di un Gesù “storico”, che vada oltre l’iconografia, un po’ stantia, tramandata negli ultimi secoli, e di questo ne parla lo stesso autore nella postfazione. O sarà la sete di un Gesù veramente storico, spogliato di tante etichette e di tanti aspetti asettici.
Lo studio del Gesù storico si è sviluppato a partire dalla fine dell’Ottocento ed è andato avanti nel Novecento, fino a sviluppare una serie di studi a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, soprattutto in Germania. Ne è un esempio il libro “Da Gesù alla Chiesa”, un approccio teologico al Gesù storico (San Paolo) di Giovanni Mazzillo, parroco di Tortora e teologo, formatosi proprio in Germania. Schmitt invece arriva dalla Francia illuminista, ateo fin da giovane e, poi, ha iniziato una ricerca di cui questo romanzo è l’ultimo di numerosi frutti letterari, tutti pubblicati in Italia dalle Edizioni E/O, che questa volta si associa alla Libreria Editrice Vaticana.
Interessante, fra le altre cose, il passaggio da una fase in cui Jeshua nega di essere Figlio di Dio, lo rinnega, come si è visto dal “litigio” giovanile con Dio, alla fase in cui riconosce e rivendica il suo essere Figlio di Dio, ma non è stato né semplice né lineare, da come appare in questo romanzo. “Da duemila anni i teologi si interrogano sulla consapevolezza che aveva il Cristo di sé stesso. Gesù sapeva di essere figlio di Dio o l’ha scoperto poco a poco?”, scrive Schmitt nella postfazione.
Una trama avvincente ci accompagna nella lettura, per scoprire che la razionalità con cui Pilato affronta l’enigma Gesù (il suo corpo scomparso) è più che altro un mistero, e da qui inizia e (non) finisce la storia millenaria che ci portiamo dietro e dentro e che questo libro ci aiuta a indagare e ad assimilare.