Paesologia e poesia. Franco Arminio e l’incontro di Santa Maria del Cedro
Articolo e foto in copertina di Letizia Falzone
“Al tuo paese. Ogni finestra è la tua finestra, Ogni strada è la tua strada. Non pensare a ciò che manca, accetta i suoi misteri: l’aria che respiri ti conosce, la luce ti fa le sue confidenze, ti è fratello ogni silenzio”. C’è l’atmosfera dei grandi eventi nel borgo di Santa Maria del Cedro. C’è una comunità che ha voglia di cambiamento, che desidera tornare a incontrarsi, a partecipare, a sentirsi protagonista, a costruire insieme il futuro con impegno, onestà, entusiasmo e passione.
Voce calma ma decisa. Si presenta così Franco Arminio. Ospite della neonata Associazione C.A.S.A. La presidente Francesca Mazza regala al territorio la presenza di un bravissimo autore e nella sua introduzione sottolinea il potere curativo che l’arte di Arminio profonde ai paesi che visita.
Scrittore, poeta, documentarista e paesologo come lui stesso si definisce, racconta di aver fondato una disciplina che si chiama “paesologia” e che consiste nell’andare a zonzo per paesi diroccati, “musei del silenzio”, come egli stesso ama definirli, abitandoli con il proprio spirito. Un modo nuovo di guardare alle zone disabitate o ai piccoli paesi che lentamente e inesorabilmente si stanno spopolando. Da anni si batte proprio per sensibilizzare sul problema dello spopolamento dei paesi e sulla ricchezza delle storie che dovrebbero essere tramandate riguardo a vecchie tradizioni.
È nato e vive a Bisaccia, nell’Irpinia. La vita in città non gli interessa, tutta la sua attività è legata a doppio filo al territorio e alla tutela degli equilibri dello stesso. Il progresso e la modernità sono corrotti, l’uomo è allo stremo, può risorgere solo prestando attenzione alle piccole cose. Il suo non è un monologo. Empatico e coinvolgente, Franco Arminio ha coinvolto il pubblico in una serata magica: “la casa in cui sono nato era un’osteria”. Legge una poesia e cerca la traduzione nel dialetto dei paesi circostanti l’incontro. Si tratta di una “cartolina dei morti”, in particolare si racconta di un matrimonio in cui il ballo del narratore si prolunga fino a quando si rompe il cuore, con il suono del piatto che si infrange per terra.
Filosofo della terra e della parola, Arminio regala una serata fatta di parole, silenzi, poesia, ironia, riflessioni e soprattutto tangibile intensità. L’incontro rappresenta un alto momento di riflessione sul nostro territorio e sul paesaggio. Non c’è attenzione verso i paesi, anche e soprattutto da parte di chi li abita. I paesi non sono il problema, sono l’opportunità. È vero che i paesi non sono paradisi: c’è molta difficoltà per quanto riguarda i servizi, la scuola, la sanità e tutto ciò di conseguenza li ha resi spopolati e con mancanza di lavoro. Questa desertificazione rende questi posti a volte anche tristi, pieni di sfiducia e di rancore. Ma i paesi sono ambivalenti, sono straordinari, pieni di bellezza. “La cura dello sguardo” è un rimando alla sua poetica, improntata alla ricerca della meraviglia. Meraviglia che indubbiamente ammanta le mura del centro storico di Santa Maria del Cedro che, ormai da anni cerca di riconquistare agli occhi di tutti la sua autenticità e la sua bellezza.
“O partirà dai paesi un nuovo percorso o non partirà mai.” Arminio ama i paesi e afferma che proprio i paesi, per prima cosa, bisogna guardarli, andare a trovarli con un moto di passione. Attraversarli e guardarli, salvarli con gli occhi, come scrive in una delle sue poesie più belle. “In Calabria c’è un soffio greco, aleggia ancora il sacro, nella Calabria c’è ancora un soffio di vita. Il mondo ha bisogno di sacro, il mondo ha bisogno di Calabria”.
Un invito, per noi, a osservare con occhi nuovi e farci permeare dalla bellezza dei nostri territori.