365, un romanzo a quattro mani di Cicinelli e Barbieri… fuori dagli sc(h)emi?!

365, un romanzo a quattro mani di Cicinelli e Barbieri… fuori dagli sc(h)emi?!

Recensione di Angelo Maddalena. In copertina: “365” di Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli, Calamaro edizioni, 2023

“Anche se adesso non facciamo più paura a nessuno ci rode il culo lo stesso, sai Luigino. Pure se lo nascondiamo sotto l’ironia e il sarcasmo, pure se facciamo finta che c’importa poco di quello che eravamo e lo teniamo per noi come la meravigliosa possibilità perduta di un mondo nuovo. Io penso alla rivolta anche quando scrivo di fantascienza, forse perché ormai la rivoluzione è pura immaginazione”.

Avevo detto a Db [Daniele Barbieri] che non ce l’avrei fatta a scrivere una recensione del suo (anzi del loro) nuovissimo libro dal titolo 365, anche perché parto per il medio oriente, e non sapevo se sarebbe arrivato il libro in tempo, visto che lui si è affidato al “piego di libri”, formula economica e (per questo motivo?) lenta, invece il libro è arrivato prima della mia partenza e l’ho letto d’un fiato, addirittura ho iniziato a rileggerlo. Quanto pesa il fatto che io conosca i due autori, soprattutto il Barbieri? Non lo so, però so che sono contento di questa sua “rinascita” non solo letteraria, dopo l’ultimo incontro a Imola del novembre scorso, in cui ero andato insieme ad altri amici per festeggiare il compleanno di Db e in quell’occasione ho incontrato il “capelluto” Cicinelli, con cui ho condiviso, tra le altre cose, anche delle risate liberatorie.

Nel testo riportato all’inizio c’è molto del mondo del Barbieri e molto del mondo che popola questo romanzo distopico (o forse iperealistico?). C’è anche Luigino Scricciolo, al quale si rivolge il monologo di Db di cui ho riportato un brano, quel Luigino Scricciolo che avevo “incontrato” più di un anno fa a Perugia, attraverso uno spettacolo teatrale tratto da un libro che racconta la sua vicenda tragica, anzi la persecuzione politica e surreale (ma fin troppo reale, di una realtà durata venti anni di carcere in attesa di giudizio per poi risolversi in assoluzione, ma poco dopo è sopraggiunta la morte di Scricciolo).

Questo è un romanzo che ci porta dentro i vissuti e la storia di molti dei nostri “fratelli maggiori” o zii o compaesani e, in generale amici, che hanno vissuto quegli anni, per esempio scopro che Barbieri si definisce sessantottino e Cicinelli settantasettino (che ha vissuto dal di dentro il movimento del 1977), in quanto il primo è più vecchio di circa dieci anni del secondo. Questo è un mondo e una fase storica che aspetta ancora di essere elaborata da chi c’era e da chi è arrivato dopo, un trauma generazionale e collettivo, di cui ho avuto modo, personalmente, di cogliere alcuni ultimi sussulti o rielaborazioni di memoria, per esempio nella vicenda di Marco Camenisch, al quale ho dedicato il mio primo monologo teatrale, una canzone e un libro, I diari della bicicletta.

E poi il libro Morte di un militante siciliano, di Filippo Falcone, che rielabora la vicenda di Tonino Micciché, mio compaesano e militante di Lotta Continua morto ammazzato nel 1975 a Torino. Il romanzo di Barbieri e Cicinelli ha una trama da giallo e quasi mai da noir, uno stile “quotidiano” (soprattutto per chi conosce i due autori che sono anche i protagonisti!), dei passaggi esilaranti, tra musica e letteratura spesso citati durante i colloqui (o interrogatori?) con Primus (o Primum?), ispettore e rappresentate dello Stato che è suo malgrado coinvolto in questo strano trio (Cicinelli, Barbieri e lui), destinatario di una mail da parte di un ignoto (o ignota?) mittente che minaccia di uccidere una “persona” nel giro di un anno, cioè dopo “365” giorni dalla prima mail.

Attenzione alla “persona”, che vuol dire, in greco, “maschera”, e attenzione a tanti altri rimandi, citazioni e ritorni di parole tra l’inizio e la fine, insomma uno stile giocoso e quasi un rebus, che però interroga la memoria di ieri e di oggi, anche se loro dicono che sia ambientato “tra l’oggi e il domattina”. Cicinelli e Barbieri sono due giornalisti coraggiosi e onesti e anche per questo, come c’è scritto in un passo del libro, poco conosciuti. Io posso testimoniarlo, in quanto collaboratore “seriale” e pluriennale della Bottega del Barbieri, blog citato all’interno del romanzo, così come altri luoghi reali: Imola, Roma, ecc.

Nel ringraziare gli autori di questo romanzo di cui avevo avuto l’onore di ascoltare la lettura delle prime pagine dal vivo, dalla bocca dei due scrittori, alla festa di compleanno di Daniele a Imola nel novembre scorso, mi viene da fargli alcune domande, quasi come fossi io Primus: “Ma Daniè e Gianlù, perché tutto questo iperrealismo di nomi e riferimenti? Vi volete davvero mettere nei guai e far inguaiare i vostri conviventi e amici nominati, come per impregnarvi, in parte, della “realtà” che raccontate nel romanzo?”.

Ci sono anche delle “sorprese editoriali” ma queste sono riservate solo a chi lo leggerà.

Post correlati