L’autocritica nella Chiesa. Roberto Oliva e ciò che è necessario dire

Articolo di Martino Ciano. In copertina: “L’autocritica nella Chiesa” di Roberto Oliva, Emp Edizioni, 2021
Nessuna opera può essere considerata conclusa, tantomeno quella della Chiesa che termina con la fine della storia, ossia, con l’avvento definitivo del Regno di Dio. Ma come inglobare la costante evoluzione o emancipazione della società in ciò che per sua natura dovrebbe essere “immutabile”, ovvero, Dio?
Roberto Oliva, autore di “L’autocritica nella Chiesa”, risponderebbe che questo è possibile solo con l’autocritica all’interno delle istituzioni ecclesiastiche e immergendosi nel tempo, rimanendo però saldi al proprio itinerario. Infatti, come ricorda don Oliva, Gesù ha già dato tutte le risposte e si è presentato come sovvertitore del sistema.
Alla luce di questo, la fede stimola un dialogo a cui tutti possono prendere parte. Nonostante ciò, l’immagine di una chiesa intramondana che si confronta con il Mondo senza lasciarsi inquinare dai suoi vizi è e rimarrà un’utopia. Banale pensare che ciò possa accadere, perché resta comunque un’istituzione composta da uomini, quindi, rappresentata da esponenti che hanno come tutti fragilità e imperfezioni. E già questo aspetto dovrebbe aprire una luce nuova sul dialogo tra Chiesa e Mondo.
Come sottolineato in più occasioni all’interno del libro, don Oliva mette in rilievo il Concilio Vaticano II, che sessant’anni fa rivoluzionò il volto della Chiesa. Ma questa rivoluzione è davvero avvenuta? Certo che no! E proprio con questa consapevolezza, frutto dell’autocritica, don Roberto mostra tutto il suo coraggio e non perché queste parole non siano già state dette, ma perché qui, alle nostre latitudini, nella beata Riviera dei Cedri calabrese, la Chiesa è rimasta fondamentalmente ancorata a un conservatorismo dalle tinte pilatesche, che ha disgregato la società.
Di fronte a fatti locali eclatanti la Chiesa ha colpevolmente taciuto, giustificando quel silenzio con scuse aberranti, demandando al giudizio di Dio ciò che invece per sua natura va immediatamente stigmatizzato. Non è una processione che salva gli uomini, soprattutto se essa è dominata dal folklore e dall’abitudine. Il Regno di Dio non è solo nel mondo a venire, ultraterreno. Il primo gradino verso la Gerusalemme Celeste si costruisce qui, sulla Terra.
Il saggio di don Roberto Oliva è una forte autocritica alla Chiesa di cui fa parte e che invoglia anche i lontani a cimentarsi con un argomento che va condiviso e che deve anche tramutarsi in azione.