Roberto Calasso, L’innominabile attuale, Adelphi

Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicata su Satisfiction

Chi è l’uomo secolare? Si tratta di un individuo senza identità, in cerca di qualcosa. È colui che prova a darsi un nome e un cognome, che tenta di trovare il suo spazio in una società ripiegata su se stessa. L’uomo secolare non crede più nel sacrificio e non sa riconosce cosa sia sacro e cosa sia profano. Il sacro infatti è stato ucciso.

Il sacro è qualcosa di invisibile, che sta al di sopra dell’uomo; ma in una società che ha come unico punto di riferimento se stessa, l’invisibile è semplicemente qualcosa che non si vede; pertanto, ciò che non si vede non esiste.

Dunque, il materialismo ha vinto? No, per Calasso il problema è un altro: la religione è morta ed è stata sostituita da un blando concetto di gnosi, che ha reso tutti senza identità e senza radici. L’uomo secolare si è affidato alla scienza e alla tecnica. Pensa che l’immortalità sia nella virtualità. Il nuovo Eden è internet, luogo dove prevale l’informazione piuttosto che la conoscenza.

I nuovi guru sono i transumanisti, sviluppatori dell’intelligenza artificiale e di strane macchine che vogliono sottrarre l’individuo dal suo naturale processo di entropia. Internet, infatti, è il luogo dove tutto diventa reversibile, dove le identità si auto-promuovono. Una auto-promozione senza tempo, costantemente narcisistica. Poi interviene l’intelligenza artificiale, attraverso la quale si prova a dare ai robot una coscienza. Già, la coscienza! L’unica cosa invisibile in cui l’uomo ancora crede.

L’innominabile attuale è un saggio lucido, che analizza la nostra epoca. Calasso mette hacker e terroristi sullo stesso piano, degradando a turista l’europeo contemporaneo. Il turista è colui che non ha radici, che attraversa ogni posto con lo sguardo trasognato, senza porsi però troppe domande. Tutte queste categorie fanno parte di un mondo sfuggente. Ignorano il passato, preferendo di gran lunga il futuro; ossia, quell’avvenire senza contorni che però sarà “di sicuro migliore”.

Come siamo giunti a questo punto? Calasso ce lo spiega passo dopo passo con un pizzico di ironia. Il suo è un linguaggio da satiro. Il suo obiettivo non è quello di indurci a riflettere, ormai c’è poco da meditare; bensì, è quello di delinearci una realtà nella quale si muovono tante tribù; a noi il compito di riconoscerci in una di queste.

L’innominabile attuale parla di una realtà in cui prevale l’inconsistenza e nella quale non c’è spazio per la sicurezza. Pertanto, l’EsserCi è un qui-ora dalle coordinate incerte. L’uomo si muove con ansia; attende il futuro, ma considera il suo presente eterno.

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