Rimani gentile…

Racconto di Wanda Lamonica

“Rimani gentile”. L’ho scritto col pennarello nero, indelebile, su una piccola brocca di ceramica, sistemata sulla cassa. Nel mio negozio, io sorrido. E se i clienti mi fanno innervosire, io sorrido lo stesso, anche se gli occhi, nel frattempo, mi diventano piccoli. 

Fretta. La gente ha fretta. Forse al mare, a un certo orario scompare l’onda giusta. O si perde un’occasione fantastica, sdraiati mezz’ora in meno sulla sabbia. Non so cosa si aspetti da me chi viene a comprare un pezzo di pane. A volte è soltanto una parola buona, a volte è un dialogo leggero, a volte è solo un pezzo di pane. 

Chissà cosa si aspetta un turista che entra nel mio negozio. Che ascolti un po’ dei suoi problemi mentre gli incarto un quadrato di focaccia, che gli chieda come va la vita e ascolti persino la sua risposta, che gli domandi perché si trova proprio qui e non in qualsiasi altro posto del mondo, che lo aspetti mentre mi conta soddisfatto decine di monetine. Perché nel mio negozio le monetine e la pazienza servono sempre.

Forse si aspetta un sapore nuovo da raccontare, un po’ di casa sua in una qualsiasi casa di vacanza che ancora non gli appartiene, forse si aspetta semplicemente di poter mangiare, per salutarmi subito dopo e poi, insieme a tanti altri, sparire… 

“Rimani gentile”, dice la mia piccola brocca di ceramica. Mentre qualcuno, là  fuori, già litiga per il suo turno e schiamazza per entrare. Un litro di latte e mezzo chilo di pane. La fretta nelle cosce strusciate in spiaggia per ore, la sabbia seminata ovunque dalle infradito gommose, profumo di cocco, puzza di sudore. Gli occhiali da sole sul naso,  per guardare in pace altrove. Le smancerie di chi si è appena messo insieme. I biscotti “abbracciati “, il vino locale, la canzone alla radio che alla signora bigotta nemmeno va bene. Il formaggio troppo giallo, la mortadella con il cuore. Le malattie del mondo, la laurea di un nipote.

Chissà cosa si aspetta da me, chi non ama molto parlare. Chi mi sussurra il suo buongiorno come se fosse un dolore. Chi, per quattro cose aggiunte nella busta, deve fare il suo preciso calcolo mentale. A volte vorrei infilare una preoccupazione mia, nel resto che devo dare continuamente.  Per potermene disfare, per nasconderla nelle tasche dei bagnanti distratti  che si vanno a divertire. Chissà cosa si aspetta da me chi trova, per una volta, il mare sporco e si lamenta così tanto. Eppure, nelle ombre che spesso anche noi abbiamo dentro, a nessuno permettiamo di farsi un bagno rilassante.

 “Rimani gentile”, c’è scritto alla cassa. Oggi anche il mare è triste, di sporco e di tormento.
Rimani gentile, lascialo stare.


*Opera nella foto di Nadia Sayed Ali

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