Settembre. Ricordi?

Settembre. Ricordi?

Racconto e foto di Napoleone Dulcetti. Tratto da “Ora momento, un progetto per mio padre”.

La notte bussa sempre prima sulla collina dei sogni. Appoggio la mano verso l’orizzonte della mia fronte piena di sacrifici. È quasi fredda, l’aria settembrina. Nicola ha un mese ormai, dorme. Leo gioca, gratta via le firme colorate di un ormai atavico e finto “ti voglio bene” sul gesso che copre la frattura del polso sinistro.

Papà Napoleone è andato via, da mamma America, ha lasciato un orto pesante di fagiolini e pomodori, sento il profumo della terra umida, un respiro genuino di tempi lontani. Il rimbalzo della pallina da tennis è quasi del tutto scomparso, provo a concentrarmi.

Crack, crack. Il menisco, il menisco avvocà. Diamine, non potrò giocare per molto tempo, almeno un anno.
Crick, Crick. La scapola signore, la scapola, dispiace. Non ci voleva, è davvero finita?
Crock, crock. E ora?

Puf, pof, roll roll. Un bel suono, finalmente. Si alza dalla tavola di legno un profumo di patate e farina, è mamma America che modella un impasto grande quanto due palloni da calcio.
Kut, kit, fat, tzap tzap, migliaia di gnocchi prendono forma, sril sral srul sral, fusilli, ravioli.

Leo accarezza la pancia di mia moglie, mancano due mesi e nascerà Emanuele, il terzo figlio, abbiamo deciso di chiamarlo come zio. Le foglie tremano, l’aria è davvero fredda ormai. Appoggio l’orecchio alla finestra, no, niente, la pallina gialla è sparita, muta, come i grilli e le cicale che non cantano più. Ho fame, chiamo qualcuno ma sono tutti a lavoro, lontani, eppure io li sento giocare in salotto, rumori di costruzioni, di soldatini, di videogiochi.

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