Il defunto odiava i pettegolezzi. Serena Vitale e il caso Majakovskij
Recensione di Martino Ciano. Foto via Wikipedia. Articolo già pubblicato su Gli amanti dei libri
Un omicidio, un suicidio, o semplicemente una morte? Serena Vitale ci parla di Majakovskij, poeta dell’avanguardia russa, espressione culturale di quella rivoluzione bolscevica che modificò il destino della nazione euro-asiatica e dell’intera area orientale.
Odiato, amato, eccentrico, sbruffone, genio assoluto. Se ne sono dette tante sul suo conto, in fondo è il destino dei grandi. Sulla loro vit il giudizio dei posteri non è mai unanime e Majakovskij non è stato sottratto a questa sorte.
Vitale parte dalla sua morte. 14 aprile 1930. Quel giorno il trentasettenne poeta russo si tolse la vita. O meglio questa è la verità ufficiale. Ma potrebbe essere successo altro?
Sia ben chiaro, l’autrice non impone una sua tesi, si limita solo a presentarci un caso. Tramite articoli e documenti che fino al 1991 sono rimasti custoditi negli inaccessibili archivi dell’ex Unione Sovietica, vengono ricostruiti i giorni che precedono e susseguono la morte del poeta. Una vita ingarbugliata la sua, in cui si intrecciano amori, invidie e, per l’appunto, pettegolezzi. Proprio quelli che lui odiava .
Ma la Vitale va oltre. Ci consegna un Majakovskij inedito che nessuno ha mai conosciuto. Ci fa entrare nel suo intimo. Veniamo a conoscenza del suo carattere egocentrico. Il poeta russo era uno scrittore che poco digeriva le critiche. Era un amante possessivo. Un uomo perennemente in crisi, dilaniato dai sensi di colpa, dalla paura di rimanere solo e di perdere la popolarità. Bastava poco per ferire questo “compagno” alto più di un metro e novanta.
Particolarmente interessante è anche il modo in cui Serena Vitale ci fa entrare in questa storia. Le testimonianze degli amici e delle amanti di Majakovskij vengono disseminate con attenzione nel testo. Né se ne fa abuso né vengono prese per oro colato. Questo perché lo scopo dell’autrice non è quello di ricostruire un’indagine, ma di farci conoscere esaustivamente un fatto sepolto da ottantasette anni di silenzio.
Alla fine del libro non arriveremo a nessuna conclusione. Non sapremo mai se Majakovskij si è ucciso o è stato assassinato, perché inviso al Cremlino. Sono solo dei sospetti e tali rimarranno. Come detto, lo scopo del libro è un altro. Farci conoscere un uomo, un poeta, la sua nazione e la sua epoca.
Chi non conosce Majakovskij se ne farà un’idea, chi lo ha sempre apprezzato ne rimarrà ancora di più affascinato.