La guerra non ci spezzò. Un carteggio dalle profonde riflessioni

La guerra non ci spezzò. Un carteggio dalle profonde riflessioni

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “La guerra non ci spezzò” di Tamara Lisitsian, Lemma Press, 2023

Non è una fiction, purtroppo, ma il carteggio tra una ex partigiana russa e una regista italiana. Al centro la Seconda Guerra Mondiale, l’invasione della Russia e le peripezie del suo popolo per liberarla.

La guerra, quella vera, vissuta e combattuta, è bella solo per chi non ne ha fatto esperienza diretta o per chi non ne diventa protagonista. Tamara Lisitsian è morta nel 2009, racconta della sua militanza tra le file dei partigiani che inventarono ogni sorta di stratagemma per cacciare via i nazisti. Scrive anche della sua prigionia nel campo di concentramento ucraino di Zithomir. Riuscì a spacciarsi per una georgiana e una collaborazionista per non farsi uccidere dai tedeschi, anche questo era contemplato nel protocollo sovietico pur di restare in vita e pronti all’azione.

Aveva diciassette anni quando venne paracadutata tra i nemici, tra i barbari-crucchi. Era ancora una adolescente, ma è dovuta crescere in fretta. Quando i tedeschi erano a una manciata di chilometri da Mosca, i russi sentivano già il vento della disfatta; poi, successe qualcosa di inaspettato.

Il carteggio tra Tamara e la sua amica italiana, Eliana De Sabata, è conseguenza di un incontro avvenuto a Mosca nel 1961. Chi ha patito gli orrori della guerra non ama raccontarli, li seppellisce nel profondo della memoria e spera che quei ricordi non tornino più. È un meccanismo di difesa, ma è vano perché la guerra cambia gli uomini. Li ammazza lentamente, li rende insofferenti, li ammaestra all’indifferenza; questo è effetto del contatto estremo con la brutalità, con una violenza banale e contronatura.

Chi non cambierebbe quando davanti ai propri occhi ha visto persone mangiare carne umana per mettere a tacere la fame? Chi potrebbe tornare alla vita di sempre dopo avere assistito a fucilazioni, torture, sepolture in fosse comuni, smembramenti, esperimenti su persone che chiedono pietà?

“La guerra non ci spezzò”. Sì, vero. La Russia si ribellò e vinse. Il desiderio di libertà prevalse sulla paura e sulla possibilità di soccombere passivamente, di accettare il proprio destino. Ma forse anche i russi furono illusi, furono mandati al martirio, furono ingannati da Stalin così come Hitler prese in giro i tedeschi e Mussolini gli italiani. Eppure, ancora diciamo che in guerra ci siano dei vincitori e dei vinti. No, la realtà è un’altra.

La guerra trasforma gli uomini, li rende schiavi di una brutale ideologia, fautori di una rivolta violenta che diventa prevaricazione. Anche quando è una guerra di liberazione, vincono la violenza, l’imposizione, la prepotenza. Non ci sono guerre giuste, non c’è sangue indegno o degno.

Non è di certo un libro da ombrellone questo di cui vi sto parlando, ma di sicuro aiuta a comprendere cosa avvenne realmente più di ottant’anni fa e, forse, anche quello che stiamo vivendo, in cui una delle tante guerre ingiuste rende ancora il mondo un posto poco sicuro nel quale abitare.

Post correlati