Intermittenze sentimentali. Pretendi un amore che non pretende niente di Francesca Cerutti

Intermittenze sentimentali. Pretendi un amore che non pretende niente di Francesca Cerutti

Recensione di Maurizio Carvigno. In Copertina: “Pretendi un amore che non pretende niente” di Francesca Cerruti, Augh! Edizioni, 2023

Il numero otto è universalmente associato alla giustizia, ma è anche il numero dell’equilibrio cosmico e chissà se Francesca Cerutti, scrivendo il suo Pretendi un amore che non pretende niente, non abbia pensato, magari anche per un solo fugace, bellissimo attimo, ai reconditi, atavici significati di questa affascinante cifra.

Otto, di sicuro, sono i racconti che compongono Pretendi un amore che non pretende niente, scritto, per l’appunto, da Cerutti ed edito da Augh. Un titolo stupendo e quanto mai vero anche se di difficile attuazione, vergato da una mano anonima su un foglio lasciato in via Fra’ Luca Pacioli a Milano e preso in prestito dall’autrice e che ricorda molto alcune parole di Antoine de Saint-Exupéry: “Il vero amore inizia quando non ci si aspetta nulla in cambio”.

Il racconto è un genere letterario infido, pericoloso, dai risvolti impensati e imprevedibili ma capace di regalare emozioni sorprendenti.

Condensare in poche pagine descrizioni, personaggi, emozioni, sfondi, è un’impresa improba, da far tremare i polsi. Il racconto, infatti, non aspetta nessuno, provoca chi lo scrive ma anche chi lo legge, costringendo entrambi a un patto senza garanzie, privo di reti di salvataggio, perché il racconto non concede scappatoie, vie di fuga, circoscrive tutto nell’eternità di un attimo.

Per questo o appaga o, fatalmente, delude. E Pretendi un amore che non pretende niente non delude, di più, emoziona.

La scrittrice Francesca Cerruti

Con una scrittura che muta costantemente, senza concedere tregua, Pretendi un amore che non pretende niente coinvolge dalla prima parola il lettore, scortandolo nelle pieghe di sentimenti primordiali, immutabili e, per questo, indispensabili. Una scrittura moderna e avita al tempo stesso, diretta e incisiva, pervasa da quella leggerezza tanto cara a Italo Calvino con cui Francesca Cerutti, già autrice del romanzo Noi quattro nel mondo, il suo esordio letterario, regala otto storie diversissime tra loro, tutte, però, legate dal desiderio di rivelare semplicemente emozioni.

Sono storie di amori onirici, come quello di Diego e Anna, forse il racconto più emozionante che in una calda notte milanese, di quelle che rivoluzionano un’esistenza, si mettono a nudo, svelando reciprocamente i loro due posti dell’anima, luoghi da troppo tempo temuti ma che in una notte che non si dimentica possono, finalmente, tornare solo ad amare. O episodi di un amore, quello di Irene e Viola, declinato giusto la durata della canzone di una vita, Creep dei Radiohead; o, magari, la narrazione di un’amicizia nata davanti a un vassoio di bignè e che si rinnova, a distanza di anni, con lo stesso immutato stupore o il piccolo, grande sogno di una ragazza segretata come tutti in casa per la pandemia da Covid.

Otto racconti diversi per stile, trama, protagonisti a cui fa da sfondo sempre una Milano accondiscendente e protettiva, madre premurosa che guarda senza giudicare, concedendosi, al massimo, solo un pizzico di un’ingenua malizia. Racconti diversi ma uniti da finali che rimangono aperti, offrendo, così, all’avido lettore la possibilità di immaginare la conclusione più anelata, prendendo, così, dall’autrice l’ideale passaggio di consegne

Pretendi un amore che non pretende niente è un’opportunità che solo la letteratura sa regalare: quella di dipanare i nodi dei sentimenti, sprimacciando, così, le pieghe di un’esistenza.

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