La verità sul caso Harry Quebert e le origini del male

La verità sul caso Harry Quebert e le origini del male

Recensione di Letizia Falzone. In copertina la locandina della serie “La verità sul caso Harry Quebert”

“Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito”.

Con oltre tre milioni di copie vendute in tutto il mondo, premi prestigiosi e traduzioni in più di 30 paesi, “La verità sul caso Harry Quebert” dello scrittore Joël Dicker è stato nel suo anno di uscita, il 2012, uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi tempi, e ancora oggi è un bestseller insuperabile.

Tutto merito di una trama intricata e fatta apposta per incollare il lettore alla pagina, la stessa che è riportata nella miniserie in dieci episodi disponibile sulla piattaforma Amazon Prime.

Patrick Dempsey interpreta con tutta la verosimiglianza che gli riesce l’Harry Quebert del titolo, professore di letteratura e soprattutto scrittore molto apprezzato. Dopo aver ricevuto la visita di Marcus Goldman, un suo allievo divenuto anche lui autore di successo (ma col blocco del secondo libro), la sua vita viene però sconvolta: nel giardino di casa viene ritrovato il corpo di Nola, ragazza misteriosamente scomparsa 33 anni prima, appena quindicenne.

Ovviamente Quebert è subito arrestato, alla luce della sconcertante rivelazione della sua relazione con la giovane, relazione che, all’insaputa di tutto il continente, ispirò il suo romanzo di più grande successo, “Le origini del male”. Toccherà a Marcus improvvisarsi detective per scagionarlo (e trovare al contempo ispirazione immediata per il suo prossimo caso editoriale, per gioia del suo editore senza scrupoli).

La tranquilla cittadina di Sommerdale, ovviamente, nasconde dietro la patina di diner e feste di beneficienza: doppie vite, segreti sommersi, diffidenze mai sopite. Ciò contribuisce a rendere ancora più ambigua la storia fra Harry e Nola: il loro amore è assolutamente inappropriato (e lo scrittore cerca di sfuggirvi, almeno all’inizio) ma la sua resa sullo schermo è comunque ricca di sfumature e chiaroscuri, che fondono una corruttibile, umanissima moralità e un gusto cliché per gli artisti belli e dannati e le loro muse, un po’ vittime e un po’ tentatrici.

La serie scorre veloce e mantiene un ritmo che permette di rimanere avviluppati nei meandri sempre più oscuri di una storia bipolare. Con un suo lato luminoso, quello delle ariose spiagge affacciate sull’oceano, sulle quali si consuma una storia d’amore senza confini di età, estrazione sociale e ipocriti perbenismi. Con un suo lato oscuro, quello dei boschi più cupi che accolgono in seno la fuga di una ragazzina, che scappa da un mondo che non si è risparmiato di ferirla nell’animo.

Questa è una storia che tenta di porsi con obiettività di fronte ad una tematica che trent’anni fa suscitava scalpore, un tabù, quello della differenza d’età nelle relazioni amorose, che si è parzialmente risolto con l’evolversi dei tempi, i quali si dimostrano indulgenti verso tali scelte compiute bilateralmente e in buona fede. E tenta inoltre di riflettere sul mestiere dello scrittore, che, come tanti altri mestieri che mettono in campo la fantasia e la creatività umana, rischia sempre di più di perdere quel suo lato puro e genuino di forza espressiva, schiacciato dalle speculazioni e dalle pressioni della statistica del soldo.

Giallo rassomigliante ad un’inchiesta giornalistica della cronaca attuale, tiene incollati fin dalle prime pagine per la semplicità e la varietà degli argomenti trattati. Al di là dell’inizio un po’ confuso, a cui pongono subito rimedio le date degli avvenimenti, il romanzo, incentrato prevalentemente sull’omicidio della giovane Nola Kellergan, è in grado di stimolare la fantasia del lettore, consentendogli di perdersi in mille congetture mentali. Un giallo ben riuscito, dunque, nel suo intento. Interessante ed assolutamente coinvolgente, nonché per nulla banale la trama nel suo complesso, con particolari tutt’altro che scontati e quasi inimmaginabili, che saltano fuori solo sul finale.

La verità sul caso Harry Quebert riuscirà a regalare colpi di scena a ripetizione, innalzando notevolmente la suspense e la voglia di proseguire puntata dopo puntata. La struttura thriller è classica e segue fedelmente il romanzo, che pagina dopo pagina, e quindi puntata dopo puntata, depista e accende l’interesse. Jean-Jacques Annaud, riesce ad inscenare alla perfezione un thriller che si muove tra presente e passato.

Infatti quando Marcus ascolta i racconti degli abitanti del luogo in cui si è consumato il crimine, lo spettatore viene catapultato negli anni ’70, con scene connotate da un cambio di fotografia. Regia e interpretazione spingono sull’acceleratore e il binge watching sarà attivato da due insistenti interrogativi: chi ha ucciso Nola? Harry Quebert è innocente?

I personaggi hanno tutti profili psicologici controversi e alquanto variegati, i cui molteplici tratti paiono rivelarsi poco alla volta, lasciando spazio all’immaginazione e al piacere di sorprendere. L’effetto sorpresa raggiunge il suo culmine sul finale, dove, tra dialoghi e sequenze narrative, il cerchio si chiude definitivamente, evocando un misto di sensazioni cangianti tra la nostalgia e la commozione.

Post correlati