Profumo d’estate

Profumo d’estate

Racconto e foto di Giuseppe Gervasi

Cosimo aprì la porta, gli altri ancora dormivano. Fece una passeggiata sino in piazza, le osterie riaprivano dopo una notte di vino e fave indurite nel forno a legna. Vecchi osti che stancamente pulivano l’esterno e i resti di serate in compagnia di contadini, che ricercavano dentro a un buon bicchiere di vino, la gioia di poter sopportare i soprusi della vita di campagna e dei suoi signori.

La piazza lentamente si animava: gli asini portavano i finti padroni in campagna. Cosimo, nel vedere quelle immagini, ripensava ai tempi che furono. Assorto nelle sue intime riflessioni, ammirava i muri parlanti: ebbro di passato e di amore, perdeva l’equilibrio rivedendo la sua vita. A un certo punto udì una voce:

Cosimo, ma tu sei Cosimo?

Quel suono rauco ruppe l’incantesimo e Cosimo si voltò così lentamente che la voce svanì. L’uomo fermò il suo passo:

L’Argentina ha rapito il tuo corpo ma non il tuo sangue.
E voi chi siete?

Si rivolse al signore con il consueto garbo. L’uomo senza rispondere lo guardò sorridendo e con un segno della mano lo salutò e insieme al suo fido ciuccio scomparve tra le vie. Il lavoro in campagna attendeva le sue mani ruvide e non c’era tempo per discutere: il tramonto segnava le giornate.

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