Prima navigazione. Una questione di logica

Prima navigazione. Una questione di logica

Articolo di Martino Ciano

Si guardò intorno, perché la sera nasconde le cose turpi e i volti sorridenti alla stessa maniera e forse proprio questo aspetto gli faceva amare l’imbrunire. Un’ultima striscia arancione correva lungo l’orizzonte, i lampioni si stavano accendendo e i suoi occhi non si erano ancora abituati all’assenza della luce. Il freddo pungente e qualche goccia di pioggia avevano reso l’atmosfera umida, tenendo lontano dalle strade e dagli slarghi gli amanti delle passeggiate serali.

Che mortorio. Che serenità! Pensò mentre si godeva la sua sigaretta. Il fumo saliva e il suo sguardo penetrava. Sperava che nessun essere vivente attraversasse il suo campo visivo in quel momento di solitudine che lo aveva nascosto agli occhi del mondo per ricongiungerlo all’Universo. E mentre osservava Venere tuffarsi tra le fauci spalancate di una mezza luna brillante, sentì una voce sussurrare: Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere. In quel momento la Terra gli sembrò un posto banale da abitare. Troppe regole da rispettare, troppe questioni di principio o di coscienza con cui fare i conti; perciò aveva deciso di uccidere quello scarafaggio che aveva osato sfiorare la punta della sua scarpa.

Fu semplice per lui alzare il piede e schiacciarlo piano piano per gustarsi lo scricchiolio che ne derivava. E dopo aver strisciato la scarpa sul marciapiede per ripulirsi la suola dalla carcassa ormai appiattita, notò che quell’insetto somigliava a lui. Iniziò a osservarlo, quasi a specchiarsi in quello scarafaggio che ormai era divento un’ostia. E il suo cuore prese a battere forte, e il sudore gli colava dalla fronte. Faceva freddo, ma aveva caldo; era ormai notte ovunque, ma tra le sue scarpe iniziò a sorgere un sole ovale e dorato. Nonostante ciò, lui si sentiva un assassino, un uomo spietato, senza cuore, senza anima, senza pudore. Buttò la sigaretta. Bestemmiò.

Sono tutti uguali gli omicidi. Bestie e uomini fanno la stessa fine.

Voci, maledette voci. Io vi sento sempre e ovunque. Non siete di questo mondo, non siete nella mia testa, voi venite da un altro luogo. Così disse in risposta a quell’ennesima frase pronunciata da un’invisibile essenza che forse lo spiava da una finestra che s’apriva su quella dimensione che gli uomini chiamano Mondo.

Il mondo è tutto ciò che accade. Cosa è accaduto, ora?

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