Ponte sullo Stretto. Le voci delle persone di Messina durante una manifestazione
Articolo e foto di Angelo Maddalena
Arrivo a Messina lunedì 5 giugno 2023. Sono di passaggio, riparto l’indomani. Giacomo, che mi ospita, mi invita a ripartire in tarda mattinata, o almeno dopo le 10,00: “Alle 8,30 c’è Salvini che incontra i due presidenti della Regione interessati al Ponte sullo Stretto, però rimangono sulla nave, che hanno paura di scendere”, fa Giacomo sornione.
Dopo aver pubblicato il libro A piedi è un altro mondo (euno edizioni, 2015), pensavo che fosse chiusa la questione del Ponte, e invece ritorna periodicamente: proprio dopo l’uscita del libro ci erano tornati Renzi e Alfano, adesso ci riprova Salvini. Dico a Giacomo che è uno spauracchio, ma lui che abita a Messina, si dice preoccupato: “Secondo me c’è il rischio concreto, perché ci sono interessi delle cosche calabresi che potrebbero appoggiare Salvini”, mi aveva detto qualche mese fa.
Voci vaghe, ma ci sono notizie di qualche anno fa su trafficanti di droga legati alla ‘ndrangheta che avrebbero esplicitamente fatto sapere di aver votato Lega alle elezioni del 2018. Adesso aggiunge un’altra preoccupazione: “Mi sembra che sono sempre meno gli abitanti di Messina a esprimere perplessità sull’utilità del Ponte sullo stretto”. E aggiunge che secondo lui dipende anche dalle conseguenze psicologiche del dopo pandemia. Simona, amministratrice di una tipografia di Messina, dice che non è una questione di essere favorevoli o contrari, ma ragionevoli: “Per arrivare da Messina al centro della Sicilia io ci metto tre o quattro ore, per non parlare di altri posti più lontani, come Agrigento o Trapani, questo perché ci sono strade interne da anni in rifacimento o in costruzione, quella sarebbe la priorità”.
Michela, imprenditrice, va più nel dettaglio: “Un inganno a diversi livelli, soprattutto logistico e locale: il ponte non arriverà a Messina, dovremo fare almeno 15 chilometri per salire sul ponte, così nel lato calabro, non gioverà sicuramente a chi attraversa ogni giorno lo Stretto, che dovrà continuare a prendere il traghetto”. E poi, mi ricorda sempre Michela, per prendere un aereo, da Messina, devi andare a Catania, mentre ci sarebbe l’aeroporto di Reggio Calabria da potenziare, e sarebbe più comodo per chi abita a Messina, per esempio fino a qualche tempo fa c’era una navetta da Messina all’aeroporto di Reggio, adesso non so se c’è ancora”.
La mattina siamo stati con Giacomo al presidio, c’erano un centinaio di persone davanti i tornelli, oltre i quali c’è la Nave della Caronte, dove si è svolto l’incontro tra Salvini e i due presidenti della Regione, il tutto organizzato dalla Cisl, per questo uno dei militanti che tiene il microfono in mano indica la Cisl come complice di “questa scenetta propagandistica”. Faccio una foto a una signora che espone un cartello con scritto “14,6 miliardi di euro di Tasse per tutti”. Poi un’altra con il cartello con scritto “75 torrenti da mettere in sicurezza”.
Mi dicono che fanno parte di un Comitato No Ponte Capo Peloro, che è la località dove dovrebbe essere costruito il Pilone del lato siciliano del Ponte. “Abbiamo stampato 10 cartelli con i dati”, mi dice Francesca, la signora del cartello con i dati su miliardi e tasse per tutti. 14 miliardi sono i soldi previsti per la realizzazione del Ponte, invece, mi dice Francesca, “Salvini ha bloccato 500 milioni per le navi green, cioè quelle elettriche che dovevano sostituire quelle a carbone altamente inquinanti”.
Un’altra signora tiene fra le mani il cartello con scritto “10 anni! Viadotto Ritiro incompiuto”. Mi spiegano che si tratta di un viadotto in costruzione che passerebbe sopra il quartiere Ritiro, da dieci anni in costruzione, “e loro vorrebbero finire in nove anni il Ponte!?”, conclude Francesca con una espressione dubbiosa. E poi aggiunge, ricordandomi del prossimo appuntamento ufficiale del Movimento No Ponte: “E ne faremo altri di questi cartelloni, per la manifestazione del 17 giugno 2023 a Torre Faro”. Proprio come tanti anni fa, forse è diminuito il numero dei partecipanti, ma è sempre un’occasione per sentire le voci di chi abita i territori che subiscono decisioni prese dall’alto.