Per amore

Racconto di Wanda Lamonica
“Non ti faccio pena?”, mi chiede Olga asciugandosi due lacrimoni neri. Il mascara super volumizzante-allungante-effetto wow, non ha retto.
“Pena, tu? Smettila di dire sciocchezze”, cerco di rassicurarla sistemandole una ciocca di capelli dietro un orecchio, quello col piercing a stella.
Olga. La mia più grande amica. La sorella che non ho mai avuto. Quando il sangue non c’entra nulla e sull’albero genealogico non si sta sullo stesso ramo. Eppure ci si nutre della stessa linfa. Eppure le nostre radici sembrano fatte apposta per intrecciarsi. Lei, un regalo inaspettato, un affetto sincero. Lei, che riempie i miei giorni di un sole che non trovo, come tutti gli altri, soltanto appeso in cielo.
Olga lavora in un grande supermercato. Più di nove ore di fatica al giorno, per arrivare a pagare, a malapena, mezzo affitto di un vecchio buco, al quinto piano di un palazzo che puzza di muffa e che la padrona di casa chiama orgogliosamente appartamento. Lo divide con Analyn, una giovane filippina assunta da poco in una pizzeria del centro, ovviamente in nero.
Olga sembra una cassiera come tante. Ha occhiali enormi, zigomi lentigginosi, capelli chiari raccolti in una coda bassa. Mai un filo di trucco. Sorride, dando il resto ai clienti. Smette subito, appena rimette i soldi a posto. Si nasconde in maglioni larghi e informi. Ha sneakers bianche con tre righe d’argento. È una donna semplice, non particolarmente intrigante. Per tutti, lei è Olga B.
Ma per lo Strip Club “Hot Dreams”, il sabato sera, lei è la strabiliante Luna.
Ci sono decisioni che la necessità ti obbliga a prendere. Qualcuno le chiama scelte. Con i soldi che da qualche mese guadagna al Club, Olga può mantenersi ma, soprattutto, provvedere al figlioletto di cinque anni, frutto, assolutamente perfetto, di un amore completamente sbagliato. Figlio che, oltretutto, vive con i nonni, lontano da qui.
Ma poi… L’Hot Dreams è un locale per gente di un certo livello. (Glielo avevano garantito). Nessuna banconota infilata nella lingerie, nessun uomo bavoso addosso. (Glielo avevano promesso). Le sue danze private, per i clienti più facoltosi, sarebbero avvenute sempre in stanze appartate, sotto stretta sorveglianza. (Glielo avevano assicurato).
E invece no. E quando la strabiliante Luna sparisce, rimane la mia Olga, fragile e stanca. Umiliata e combattuta.
“Sai, noi eravamo tanto poveri”, mi ha raccontato Olga, un giorno. “Ricordo che la nonna aveva un vecchio alberello di Natale, di quelli finti, tutto sgangherato e barcollante. Ogni anno lo tirava fuori da una vecchia panca e ci appendeva di tutto, per nascondere i rami sempre più spelacchiati. Poi lo appoggiava a grosse pietre perché stesse dritto.
Io ho una parrucca blu, il trucco sugli occhi, brillantini appiccicati ovunque, un costume sbrilluccicante, tacchi altissimi. Ecco. Io sono come quell’alberello.
Mi addobbo tanto per coprirmi i vuoti, dentro. Ma basta una spinta e tutto viene giù. E dietro al bello dei colori, io crollo.
Io crollo”.