Paura della matematica. Peter Cameron e la quotidianità illogica
Recensione di Martino Ciano. Questo articolo è già stato pubblicato per Zona di Disagio
La logica è affascinante perché permette di ordinare, di fare prevalere il buon senso e la ragione prima di agire o di scegliere. Anche se ogni tentativo logico risulterà con il tempo fallimentare non importa, noi ci ostiniamo a essere logici. Dopotutto, è nella classificazione e nella categorizzazione che si crea e si distrugge la vita per come la intendiamo, e poco ce ne frega se a un certo punto scopriamo che tutto semplicemente si trasforma.
I racconti di questa raccolta ci parlano così; ci fanno comprendere quanto sia vano difendersi dal caos. Con precisione, Cameron si diverte a descriverci azioni quotidiane, forse banali e prevedibili. Ma proprio la prevedibilità è messa nel sacco, come se per ogni piano umano ci fosse qualcosa di opposto che si muove parallelamente; la sua forma negativa che dà luogo alla contraddizione.
Cameron però non è certo Hegel, anzi, qui sembra Max Frisch con quell’assurda razionalità che ha proprio il compito di ridicolizzare ogni fondamento logico. Assurda è infatti la vita quotidiana con i suoi schemi e le sue tappe, con i suoi riti e le relative celebrazioni.
Paura della matematica è il disvelamento della naturalezza dei gesti, che non vanno solo inquadrati in un registro, ma apprezzati per la loro purezza, per il loro semplice esistere. Non vi è una logica, vi è un fatto che accade al quale possono legarsene altri; ma è pur sempre una comoda possibilità che, spesso e volentieri, la nostra mente ha già posto a priori.
Così Cameron sa leggere la naturalezza delle cose, il loro esistere in sé e per sé. Che sia un viaggio, o un incontro, o un bicchiere d’acqua, o un sì detto di sfuggita nel corso di una conversazione, ogni cosa vive e resiste al di là dei nostri schemi o dei nostri algoritmi mentali. E sta proprio in questi elementi la complessa leggerezza che ci ammalia durante la lettura.
Questi sono brevi racconti legati da un filo conduttore che appare con chiarezza: l’incoerenza dell’agire umano, nonostante gli sforzi di ognuno di dimostrarsi abile nocchiero di sé stesso.