Patrick Modiano, Incidente notturno, Einaudi

Recensione di Martino Ciano – già pubblicata su Gli amanti dei libri

Un banale incidente notturno dà vita a un’inchiesta molto particolare. È quello che accade a un giovane che viene investito da una Fiat mentre cammina, spaesato, lungo le strade di Parigi. Di lui non ci viene svelato né il nome, né troppi particolari fisici. Modiano preferisce concentrarsi sulla memoria frammentata e confusa del protagonista. Per noi e per lui, l’unico punto di appiglio è Jacqueline, la conducente dell’auto.

Veniamo in contatto con un’opera complessa e avvincente, frutto del maestro dell’investigazione dell’anima e della memoria. Modiano, premio Nobel per la letteratura nel 2014, necessita sempre di una presentazione perché ancora rimane un genio in ombra. In ombra perché il pubblico lo conosce poco e solo dopo l’assegnazione del prestigioso riconoscimento è arrivato in Italia, tramite un’operazione di recupero della Einaudi.

Incidente notturno, infatti, è uscito in Francia nel 2003, oggi, ci viene riproposto in tutta la sua freschezza. È un romanzo breve, 115 pagine che divorerete. Modiano non è uno scrittore prolisso, il suo stile è telegrafico, le sue parole esplodono o implodono nell’arco di poche pagine. In entrambi i casi si innesca una reazione a catena, come avviene nei migliori gialli. Ma qui il protagonista non indaga su un omicidio, bensì, su se stesso, sulla sua memoria, sulla quotidianità.

Man mano che va avanti alla ricerca di Jacqueline scoprirà qualcosa su di lui, sul passato che ha dimenticato. Ma perché si è perso nell’oblio? Modiano ce lo fa capire frammento dopo frammento, pagina dopo pagina, in un crescendo di colpi di scena. Nulla di cruento, sia ben chiaro, come detto non stiamo parlando di un thriller o di un noir, ma di un romanzo esistenzialista e intimista costruito con gli strumenti del giallo.

In nessun modo ci viene svelata l’identità del protagonista. Fin dalle prime battute è una figura rarefatta che prende forma e consistenza parola dopo parola, ma anche alla fine molti particolari personali restano in ombra. Questo giovane confuso e seguace dell’eterno ritorno non ha e non avrà un nome. Perché?

Vi lascio con questa domanda che vuol essere un invito alla lettura di quest’opera che introduce ancor di più Modiano tra i lettori italiani. Nella speranza che questo investigatore dell’anima e della memoria diventi noto al grande pubblico, come è giusto che sia. In lui la memoria supera i traumi e il tempo. Come in Proust, per Modiano la memoria è riconciliazione con il presente e soluzione al futuro.

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