Origami. Le costruzioni di carta di Sabatina Napolitano
Recensione di Francesco Papa
Appena si apre Origami di Sabatina Napolitano un vortice tende a condurre il lettore in una profondità inaspettata. La scrittura scorre leggera eppure densa come può essere soltanto la prosa di una poetessa, piena di rimandi e suggestioni, citazioni implicite ed esplicite. Dal gorgo non si riemerge se non dopo aver letto l’ultima pagina con la consapevolezza di aver perso qualcosa tra le pieghe della carta con la quale questo gigantesco origami, che è di fatto il libro, è sapientemente costruito.
Tutto sembra ruotare intorno all’affascinante e colta Olga, direttrice della biblioteca di Itaque, ma in realtà il centro del vortice è la letteratura. Così in un gioco che rassomiglia agli intricati labirinti dell’anima edificati da Borges e percorsi da Calvino, la colta e raffinata protagonista si muove in un mondo in parte reale e in parte costruito dalla sua mente, trovando conforto in quella memoria vegetale che sono appunto i libri. E neppure un matrimonio apparentemente perfetto con l’altrettanto affascinante e colto Gustavo Miso, editore e direttore del giornale di Itaque, e un figlio scrittore, Edoardo, la libereranno dalle sue contraddizioni.
Il suo rifugio saranno sempre gli origami e Origami, dapprima un giornalino da scuole medie e infine un prestigioso giornale che lei fonda e dirige. Il centro del mondo è però la biblioteca, in essa Olga vive e crea vita. Tra libri e stampe sembra consumarsi un’esistenza il cui corso prende molte deviazioni ma ritorna infine sempre al suo tragitto originario: la via segnata dalla cultura e dalla creatività. Il centro del vortice, come dicevamo, è invece la letteratura, incarnata proprio da Olga che per tutto il romanzo cerca di condurci da qualche parte, ma solo alla fine scopriremo dove e probabilmente ci arrabbieremo per non averlo capito prima, quasi fossimo in un giallo e il mistero incarnasse noi stessi. Così le parole dei nonni di Olga ricordate nelle prime pagine, «la parola serviva ad attrarre ciò che dà la vita», risulteranno profondamente vere e profetiche.
La letteratura nella vita e nella famiglia di Olga non è un accessorio. È semmai il parametro essenziale al quale vanno rapportate tutte le cose. Per ogni azione, per ogni sentimento e per ogni moto dell’animo c’è un referente letterario. Come un origami che schiudendosi riveli al mondo la vera natura del suo foglio, le parole segrete eppure fondanti e portanti. Perfino la morte non si sottrae a questo destino e la fine di Gustavo e Edoardo riecheggiano di letteratura.
Il viaggio che ci concede Sabatina Napolitano è un’avventura che presuppone l’attenzione alle piccole cose, alle citazioni e alle sfumature di senso. È vero che «”Origami” è un meraviglioso mise en abyme dove le vite di Olga e Gustavo Miso si intrecciano», ma è anche, prendendo in prestito le parole di Montale, una vita senza «lineamenti fissi, volti plausibili o possessi. Nel cui giro inquieto ormai lo stesso sapore han miele e assenzio».