Leggendomi. Sono questi i peccati della noia

Leggendomi. Sono questi i peccati della noia

Articolo di Martino Ciano – già pubblicato su Zona di Disagio

Mi sono sdraiato sul letto. Felice. Sguardo attento, astuto, di chi vuole ingannare il tempo. Catturo una manciata di minuti dallo stormo che mi svolazza davanti agli occhi. Li conto uno a uno. Sono pochi per me e saranno pochi anche per voi. Giusto un attimo. Un istante è un adesso che non lascia traccia, una precoce eiaculazione, un sussulto di razionalità nella mente di un folle.

C’è un libro sul mio comodino, come sempre. È la fonte di salvezza per ogni pensatore che crede di poter salvare il mondo, poi si scopre barbaro e tamarro… un uomo, insomma. Metto da parte il libro. Non ho più voglia di leggere, ma di ordire tranelli contro il mondo libero, contro quello imprigionato tra le pareti della mia stanza. In un modo o nell’altro, anch’io sarò una vittima delle mie elucubrazioni.

C’è un ragno sulla parete della mia stanza.
C’è una tela di pensieri appiccicata al soffitto.

Nulla o nessuno, però, è rimasto impigliato tra le sue trame, chissà come mai. Eppure, il tempo scorre e cattura tutto, si fa beffa di un giorno come di mille anni. Neanche Dio è immune dal suo incedere. Lasciando le sue creature in balia del degrado ha accettato di morire un po’ anche lui, di non essere del tutto eterno.

Sarà per questo motivo che tanto nella vita di un Dio, quanto in quella di un uomo, ci sono molteplici resurrezioni?

Il tempo è così buono e così cattivo, un Leviatano e una Furia.

Ora mi alzo dal mio letto e sento che tutti gli attimi si sono amalgamati in una retta, il labirinto perfetto, diceva Borges. Non so perché, ma mi sento in caduta libera, come se mi fossi lanciato da un punto qualsiasi dello spazio aereo.

Voi sapete cosa succede quando un uomo si sente spaesato, confuso, inghiottito da un vacuo senso di colpa che somiglia un po’ alla noia. La noia.

Sublime per Leopardi, viziosa e perniciosa per Dio.
La noia ha partorito le mie inutili righe.
Sodoma e Gomorra di Proust era il libro sul mio comodino.

Post correlati