“Noi portiamo i soldi” e la finta ribellione del Tirreno cosentino
Articolo di Martino Ciano
Noi portiamo i soldi… ed è subito poesia! L’isteria estiva sta per concludersi e l’alto Tirreno cosentino inizia già a tirare le somme dell’ennesimo agosto in balia dell’anarchia. Poi, quando scorri Facebook e ti imbatti in commenti come dovreste stare zitti, perché noi vi diamo da mangiare, scritti da turisti che inveiscono contro gli autoctoni o gli operatori economici locali che, a loro volta, lamentano l’inciviltà dilagante dei forestieri, ecco che ti poni alcune domande e arrivi alla conclusione che ogni anno senti sempre le stesse cose, ma che c’è anche un compromesso storico che unisce rabbia e rassegnazione.
Infatti, come dare torto al turista che si prende la briga di dire apertamente noi portiamo i soldi, visto che questo territorio aspetta come la manna dal cielo questo flusso impazzito che assedia strade, spiagge e luoghi pubblici, imponendo le proprie regole e facendo capire che è tacitamente autorizzato a comportarsi così. Le lamentele sui social infatti non producono effetti e, peggio ancora, a settembre tutti dimenticheranno e inizieranno il conto alla rovescia in attesa dell’arrivo della prossima estate. Poi, la prossima estate sarà uguale a questa, così come questa è stata simile alla precedente.
Insomma, il compromesso è chiaro: voi venite, noi ci lamentiamo, poi come va va; arrivederci al prossimo anno.
Ma andiamo con ordine. La selezione dovrebbero farla per primi gli operatori economici e i proprietari di seconde case che fittano. Loro dovrebbero dare più voce alla qualità che non alla quantità, ma selezionare richiede saper dire no all’avventore. Sul Tirreno cosentino però fare cassa è l’unico obiettivo, quindi tante volte bisogna dire sì, altrimenti si resta a bocca asciutta.
E gli eroi che dicono no? Sono pochi e passano per fessi e, soprattutto dalle nostre parti, guai a passare per fessi… dopotutto, pure i fessi tengono famiglia.
Qualcuno dice che bisogna fare più controlli, ma controllare tutto significa mettersi contro gli autoctoni e prendere decisioni impopolari. Questo conviene a chi governa? Ni! A conti fatti, agosto dura 31 giorni, di cui solo 20 sono da incubo; i restanti giorni dell’anno siamo io, mammata e tu! Quindi, lamentatevi pure, tanto tra poco torniamo di nuovo a guardare le stelle, il sole, a fare all’amore e a sonnecchiare.
Altri sono fermamente convinti che da settembre, anzi meglio ottobre che prima ci vuole un po’ di riposo, bisognerà iniziare a programmare la prossima stagione estiva. E allora giù con teorie, tesi, filosofie e altro, ma in sostanza tutto resta lettera morta, perché si arriva talmente poveri e stanchi alle porte di giugno che senti dire: suvvia, è tempo di guadagnare un euro.
Per concludere, ci sono gli storici del turismo locale, coloro che partono dagli anni Sessanta, quando le terre vergini del Tirreno cosentino cominciarono a diventare isole di cemento da svendere, e terminano la loro lezione disfattista con un bel Amen, così è e così sarà! La soluzione c’è invece ed è un totale cambio di mentalità. Dopotutto, chi ripete lo slogan Noi portiamo i soldi ha solo compreso che questo compromesso è andato bene e ancora andrà bene a tanti, se no d’inverno non si mangia.
E anche oggi incazziamoci, tanto tra qualche giorno tutto sarà finito.