NeoLingue, la letteratura della corrosione
Articolo di Martino Ciano – già pubblicato su Zona di Disagio
Lanciamo una sfida. Mettiamoci a nudo. La società post moderna ha inventato nuovi linguaggi. Un susseguirsi di teorie, vocabolari e nuovi strumenti per comunicare. Con l’unico scopo di definirsi, di darsi una forma.
I grandi totalitarismi del XX secolo cercarono di somministrare all’uomo ideologie perfette, utopie trasformatesi in violenze. Un Umanesimo deviato con l’intento di creare una massa delineata, in cui l’individualità doveva essere annientata. La razza è stato il medium di questo nuovo linguaggio. Medium paradossalmente riconosciuto universalmente.
Nel XXI secolo, invece, l’individualità diventa prepotenza, spietata attestazione del sé relativizzato ai microcosmi in cui vive e agisce. Paradossalmente non esiste più il cosmopolitismo, mentre la caduta delle barriere razziali e culturali non sono sinonimi di tolleranza, ma rispondono al bisogno di creare nuove individualità. La lotta individuo-massa è una religione. Si creano nuove classi e in esse si generano sottoclassi, parlano lingue diverse ma hanno medium comuni: l’immagine, il corpo, il sesso, il tempo.
Laddove la scienza dà nuove certezze, la società crea nuove religioni. Dio muore e risorge ogni giorno. Incarna forme diverse come un oggetto, un prodotto, una teoria, una lotta comune. L’importante che sia pronto a morire e a ricomparire nell’immediato. Il consumismo genera paura verso il futuro. La pubblicità stuzzica gesti compulsivi e la paura di perdere il benessere conquistato da ogni individuo. Paradossalmente, l’individuo lotta per non perdere se stesso, ma nello stesso momento segue un decalogo imposto. Si sente realizzato solo quando è parte di una classe e viene riconosciuto dai suoi simili degno di appartenervi.
Tu sei libero nella misura delle nostre concessioni.
Pertanto l’uomo è diventato un ossimoro, un diversamente simile. Individuo gettato in pasto alla massa, che lotta per le sue aspirazioni. Sogni che sono uguali a quelli degli altri, che rispondono a un elenco dettagliato calato dall’alto. Per lui c’è poca scelta, eppure, pensa di esser libero. E siccome la sua corsa verso la felicità mai deve arrestarsi, perché qualcuno potrebbe tagliare il traguardo prima di lui, egli va, senza meta, verso un orizzonte indefinito. Non ricorda il suo passato, non può pensare al futuro. Qui, ora, per sempre. Eterno presente. Senza possibilità di scelta, ignavo. Corroso dall’insoddisfazione.
L’entropia è l’unità di misura del disordine. La corrosione è il metro con cui misurare la società odierna. La letteratura ha come sempre già detto tutto. Ballard, Houellebecq, Dick, DeLillo hanno scritto romanzi memorabili che inconsapevolmente hanno inglobato tutti i neo-linguaggi moderni. Wittengstein, Debord, Foucault, Cioran, Bauman, ne hanno teorizzato i medium.
Per qualcuno potrà sembrare un’analisi ovvia. Una sbadata riflessione già letta e commentata, già presentata da illustri teorici. Eppure, perché nulla cambia e nessun prende coscienza?