Il mondo dietro di te
Recensione di Gianni Vittorio. In copertina un particolare della locandina
Esmail torna a parlarci di misteri con il suo “Il mondo dietro di te”, e seppure la tematica risulta ormai abusata, la stessa viene sviluppata in maniera egregia. Sorveglianza, paranoia, la diffidenza verso il prossimo, uso esasperato della tecnologia, l’egoismo, questi sono gli elementi chiave sul quale il regista costruisce la narrazione.
Un presunto cyber attacco colpisce il paese (l’America e il mondo, poco importa), la famigliola americana, pronta a fare una breve vacanza in una località balneare, dovrà fare i conti con l’ignoto. Ogni certezza verrà meno, anche e soprattutto, a causa del collasso del sistema di reti, internet, e di ogni forma di tecnologia, tanto da far ritornare l’uomo allo stato pre-globalizzazione e, quindi, incapace di compiere un qualsiasi atto di vita normale.
Ma chi è stato a portare il paese al collasso? Tra crisi morali, riflessioni semi-filosofiche, droni che fanno piovere volantini che inneggiano ad una rivoluzione, rumori che oltrepassano il muro del suono, e cervi che si ribellano (oppure hanno semplicemente paura?), si arriverà ad una conclusione che può spiazzare (tutta la storia è sviluppata come un labirinto/gabbia).
Sam Esmail, con il suo stile lento e poco incline all’azione degli action movie catastrofisti, ci invita a riflettere su quello che abbiamo creato noi umani, su dove stiamo andando, su quale futuro ci può attendere, se le scelte politiche saranno sbagliate. Non tratta si un film post apocalittico tradizionale perché non si vuole raccontare la fine del mondo, ma l’effetto che avrebbe sugli umani.
Altamente visionaria risulta la scena delle Tesla con autopilota che, perdendo il controllo, vanno a scontrarsi tra di loro, quasi un presagio di un futuro funesto. Un film che convince anche per la sua bravura registica; sono presenti riprese dall’alto, passaggi interno/esterno, simbolismi shyamalaniani ed un uso perfetto del sonoro.
Ed infine un “finto” finale sarcastico e geniale: la ragazzina che trova un bunker, unico modo per poter vedere l’ultimo episodio di Friends (quasi un anti-depressivo generazionale), come se solo una serie tv fosse capace di trasmettere empatia. Forse la narrazione si perde un po’ nella seconda parte, ma la forza del messaggio politico è presente e diretto.
“Ci fottiamo a vicenda ogni giorno”, in questa frase pronunciata da Julia Roberts sta tutto il senso del film. Solo strappando “il velo di Maya” possiamo scoprire la realtà che si cela dietro agli occhi dell’uomo. Ciò che emerge dalla visione è che al di là della provocazione del regista, occorre davvero domandarsi sul mondo che verrà perché, senza telefoni e connessioni, siamo (diventati) nulla.