Mimose pudìche e rami d’ulivo. Sebastiano Impalà e la “rivoluzione dei poeti”
Recensione di Gianni Vittorio. “Mimose pudiche e rami d’ulivo” è la raccolta poetica di Sebastiano Impalà. Un inno ai profumi di Calabria e alla rivolta contro la modernità
Il poeta Impalà torna a scrivere versi di rara intensità con il suo nuovo libro intitolato Mimose pudìche e rami d’ulivo (VJ edizioni).
Le sue liriche ci parlano di sentimenti e tradizioni popolari, come in Eclissi totale, in cui si respira il profumo dei frutti siculi o si narra di balli gitani (…cercando una notte speciale fra balli di vecchi gitani e gonne di donne sicane).
E ancora si sentono i respiri di due innamorati (Il dono più bello), mentre il cacciatore di ricordi è una riflessione sull’inconscio dell’uomo. Il suo continuo peregrinare lo fa cantore di terre contigue tra le sponde dello Stretto, come nella dolce poesia Non mi abituo, un omaggio alla primavera in terra calabra, nelle cui parole sembra quasi di sentire il rumore del vento e di vedere i colori dei tramonti.
La raccolta spazia nei temi e nei sentimenti, come la stessa vita che viviamo ogni giorno, in cui si alternano momenti di felicità, dolori ed emozioni contrastanti, come la storia di un amore spezzato (L’archivio delle parole).
Non mancano spunti di riflessione sulla funzione del poeta nella società odierna. Sebastiano, partendo dal contesto in cui viviamo, permeato di caos, frenesia e velocità (andiamo veloci in questo mondo senza produrre nulla, neanche un sentimento primordiale), si fa promotore del cambiamento. Forse è arrivato il momento di una nuova rivoluzione culturale?
E’ giunta l’ora di gridare all’universo / La voglia collettiva di cambiare / Mentre un fiammifero si accende / Negli occhi dei poeti immacolati – La rivoluzione dei poeti.