Marcostefano Gallo. L’illusione del melograno. Pellegrini editore
Recensione di Martino Ciano già pubblicata Gli amanti dei libri
Lirola è un posto del cuore in cui si incontrano i pregi e i difetti della Calabria, le sue bellezze e le sue bruttezze, l’amore e la disperazione. In questo borgo immaginario anche le pietre trasudano passionalità e Tancredi, protagonista della storia, lo sa bene, anzi lo intuisce. È un farmacista, ma è soprattutto il rampollo della famiglia più in vista del paese e sta per sposarsi con la donna di un’altra importante famiglia. La sua vita sembra non avere problemi, il futuro è roseo e tutto scorre con quella apatica serenità che caratterizza le periferie delle province.
Ma tutto cambia, anzi tutto inizia a svelarsi nel momento in cui arriva un medico di base del nord, una donna diversa dal solito, che fa di Tancredi un eroe romantico che si sveglia dal torpore della disillusione. E i giorni del farmacista non sono più gli stessi. Le ipocrisie intorno a lui iniziano a palesarsi e a svestirsi. Le sicurezze di prima iniziano a non esserci più e Tancredi scopre che, dopotutto, non gli erano mai interessate.
Abbiamo detto poc’anzi che di fronte alla scoperta dell’amore, quello vero, Tancredi diventa un eroe romantico, perché una tempesta si agita nel suo cuore, e mille altri spettri si muovono intorno a lui, ossia, quelli che si celano nei boschi intorno a Loriola, quelli che abitano il lago sul quale lui e il suo amico don Roberto vanno a pescare e quelli di coloro che hanno lasciato una testimonianza che per anni è rimasta nascosta dalla carta da parati.
Ma chi sono questi fantasmi? Nient’altro che ricordi e sensazioni che si annidano in una parte oscura della mente di Tancredi. Lui è un uomo che avverte, ma non parla, che sente più degli altri, che ha compreso l’odioso e ipocrita marchingegno che muove tutto il borgo calabrese. E come sempre fa Gallo, nei suoi romanzi c’è questa vita di provincia che non è serena, in cui ancora si sopravvive alla tragedia con ironia, in cui ogni esistenza si forgia sulla sopportazione, in cui si è istintuali come la natura che svela la sua crudeltà.
La forza di questo romanzo sta in una trama ricca di colpi scena, in cui si avverte l’urgenza del narrare, del raccontare una vicenda che spieghi il trapasso dalla menzogna alla verità. Così Tancredi appare come Sisifo che mai si arrende, anche se prefigura il fallimento, ma continua soprattutto quando la verità è più capace di uccidere che di sanare.
Marcostefano Gallo firma un’opera composta di emozioni che si fanno carne e ossa, che si ammantano di una genuinità tragica.