L’odore dell’arrivo. Gianluca Veltri. Ferrari editore

L’odore dell’arrivo. Gianluca Veltri. Ferrari editore

Recensione di Gianni Vittorio

Tra i libri che narrano della Calabria spesso si respira amore per questa terra, ma in G. Veltri c’è qualcosa di diverso, di più viscerale.

Nel suo nuovo libro – L’odore dell’arrivo – riesce a mescolare il suo vissuto altrove con il vissuto personale, le sue origini. E cosi facendo ci trasmette emozioni vere, così forti da farci sentire quasi gli odori dei boschi silani, vedere le onde increspate del mare, o sentire il calore dei camini delle case di montagna. Perché la sua storia familiare non è fatta solo di fatti esteriori, ma è un film proiettato che è nella nostra mente (dalla postfazione scritta da Brunori SAS).

Quello di Veltri è un romanzo sulla sua stessa vita, la sua infanzia e l’amore per la sua terra. Ad ogni capitolo del libro si affianca una playlist di canzoni, le sue canzoni, quelle della sua adolescenza (sono gli anni 70 e 80), che hanno certamente rappresentato una tappa fondamentale della sua crescita.

Ad esempio il periodo che ha vissuto col nonno (chiamato Alce nero) ci viene descritto con gentilezza e garbo, a questo ricordo viene abbinato il brano Five leaves left di Nick Drake, lui giovane ma imprigionato per sempre nella sua gioventù, ed Alce nero, un anziano, che era già vecchio quando inizia a riaffiorare il suo ricordo. E le passeggiate in Sila con la famiglia, ad esplorare territori nuovi, luoghi dell’infanzia, che Veltri ripercorrerà anche da grande con i suoi figli. Tra le storie più intime e toccanti vanno menzionate le partite dei mondiali del 1978 in Argentina, scandite dalla splendida Changing of the guards di Bob Dylan.

Un racconto di una vita fatta di cose semplici, come giocare a calcio sotto il cortile di casa, perché in quegli anni (erano gli ottanta) i cortili delle abitazioni erano le piazze di oggi, veri luoghi di incontro e di amicizie. Tempi lontani e antitetici rispetto al nostro presente, al tempo digitale di oggi, un tempo in cui il giovane è rinchiuso in una gabbia virtuale, fatta di chat e social network.

Una narrazione della gente di Calabria che si fa apprezzare proprio perché fa emergere la spontaneità dei veri sentimenti che solo l’uomo del sud possiede. L’odore dell’arrivo infine è un libro importante perché ci dice che la Calabria è una terra unica, un luogo in cui mare e montagna si toccano come due braccia che si uniscono. Citando ancora Dario Brunori. “La Sila come il Montana, Cosenza come Los Angeles.”

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