Le insospettabili che rapirono Salvini. Il docuromanzo on the road “rosa” sui Pfas

Le insospettabili che rapirono Salvini. Il docuromanzo on the road “rosa” sui Pfas

Recensione di Clelia Moscariello

“Le insospettabili che rapirono Salvini” è un insolito e stravagante docuromanzo che il giornalista trentino Andrea Tomasi ha destinato alla tematica dei Pfas, le sostanze chimiche colpevoli dell’inquinamento delle falde di un esteso territorio del Veneto che si trova tra le province di Vicenza, Padova e Verona.

Mila, Federica, Barbara e Silvia sono quattro bizzarre amiche, ognuna con una personalità ben tratteggiata e definita, persino, con un accento e una cadenza dialettale diversa, fuoriuscite dalla penna e dalla fervida immaginazione di Andrea Tomasi.

Le quattro donne, tutte mamme, tranne Federica, sono, a dir poco, esasperate ed arrabbiate per l’acuirsi della problematica dei Pfas e la contemporanea indifferenza delle autorità competenti rispetto al dramma. Così il gruppo ha un’idea folle da morire e al tempo stesso estremamente geniale oltre che originale: rapire il famoso e carismatico statista Matteo Salvini, per attirare maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica e dei mass media a livello nazionale sulla spinosa questione dei PFAS.

A questo punto potremmo chiederci cosa siano i Pfas.  I Pfas consistono in sostanze per-e polifluoroalchiliche, ossia, essi sono fluoruri alchilici muniti di caratteristiche tensioattive, utilizzati sin dagli anni Cinquanta per produrre diversi prodotti commerciali, tra i quali, impermeabilizzanti per tessuti; tappeti; pelli; insetticidi; schiume antincendio; vernici; rivestimento dei contenitori per il cibo; cera per pavimenti e detersivi. I PFAS, oggigiorno, sono, a ragione, considerati tra gli artefici della contaminazione delle falde acquifere della regione veneta. Le conseguenze di queste sostanze sulla salute dell’uomo sono tuttora indagate: queste sostanze, in ogni caso, sono ritenute anche elementi di rischio per quanto concerne l’emergere e l’aggravarsi di numerose patologie, soprattutto di quelle a carico del nostro sistema endocrino, a causa della compromissione dello sviluppo e della fertilità dei quali sarebbero artefici.

Dopo aver aperto questa breve parentesi sulle sostanze dannose e inquinanti di cui sopra, ora torniamo pure alla trama del racconto.  Come accennavo poc’anzi, ho trovato davvero sorprendente e quanto mai fantasiosa la trovata-stratagemma dell’amicizia delle quattro donne e del rapimento di Salvini per poter spiegare e illustrare nel dettaglio la vicenda dei Pfas.  Potremmo, pertanto, asserire, che “Le insospettabili che rapirono Salvini” rappresenti, dunque, una inconsueta story narrata sotto la forma conosciuta e popolare di romanzo, un genere ibrido e misto, in quanto, le parti frutto di fantasia sanno intersecarsi in modo armonioso e incastrarsi alla perfezione con quelle relative all’inchiesta giornalistica, che l’autore del libro ha già dimostrato di saper dirigere molto bene, avendo già in precedenza condotto una video-inchiesta dal titolo: “Pfas, quando le mamme si incazzano”, della quale il romanzo in questione appare il proseguo naturale.

Verrebbe anche da chiedersi, come mai venga stabilito di rapire proprio Matteo Salvini?! E cosa c’entri, d’altro canto, la sua figura e il suo ruolo con i Pfas?! La risposta a questo quesito starebbe nel fatto che, malgrado nel caso di specie, il leader di Lega Nord non abbia maggiori responsabilità degli altri politici in merito alla questione che tanto starebbe a cuore al pubblico ecologista, tuttavia, in ragione del suo ruolo così importante sul piano mediatico, proprio lui di fatto verrebbe scelto e fatto prigioniero su di un vecchio camper, nel corso di una serie di episodi rocamboleschi e al limite del surreale, che lo condurranno in un viaggio allegro e a tratti delirante (nel quale, d’altra parte, non mancheranno copi di scena), nel corso di un tour scanzonato all’interno del nostro complicato e appassionato Bel Paese, da Nord verso Sud.

Questa storia, in cui non mancano, come si può ben intuire, né sorrisi né risate, costituisce anche una narrazione on the road  tutta “rosa”, in cui ammirevole appare l’abilità dell’autore nel saper mescolare con grande destrezza gli ingredienti comici con quelli tragici, passando dalle manette foderate con del peluche color rosa acceso, che le quattro allegre amiche mettono ai polsi dello statista, al linguaggio fin troppo colorito e romanesco di Barbara, fino alle gaffe della irriducibile single Federica e ai motivi dei litigi del gruppo tipicamente femminili.

Su tutti i personaggi, però, nello scenario variopinto ed esilarante che sa regalarci lo scrittore, è possibile anche intravedere lo sguardo dell’autore; uno sguardo compassionevole e divertito dalla grande varietà umana, non troppo indulgente, quasi “materno”, ma in grado di essere, tuttavia, comprensivo e generoso verso i suoi personaggi; riuscendoci, pertanto, con la capacità di saper preservare sempre la sua lucidità ed incisività. Impresa non semplice ma riuscita e promossa a pieni voti!

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