Ti ho cercato ancora
Di Salvatore Conaci
Premessa dell’autore
Non so più neanch’io quante volte avrò ascoltato 100 messaggi di Lazza. Quando l’artista lo presentò in anteprima durante l’ultima puntata del Festival di Sanremo 2024, il pezzo risultò subito bello da spezzare il fiato, e lasciò sbigottito il pubblico che, per un istante appena, rimase in un silenzio smarrito, prima di esplodere in un applauso ch’era solo l’inizio di un successo. Le parole potenti, lo shuffle tenebroso come veicolo per narrare la fine di una storia d’amore devastante, la metrica tagliente. Non mancava davvero nulla. Ma c’era dell’altro, in 100 messaggi. C’era il non-so-che. Quel tassello che a ogni pezzo d’arte è necessario per toccare davvero l’anima del pubblico. Io sono stato toccato, e tanto, dal pezzo di Lazza. Ci sono finito dentro così profondamente che alla fine non sapevo più come uscirne. E così, per esorcizzare quella potenza tanto irresistibile di sentimenti contrastanti, ho deciso che lo avrei attraversato, quel testo che tanto mi aveva sconvolto. Ho provato a immedesimarmi nell’altra protagonista della canzone. Ho immaginato cosa possa aver provato ascoltando le parole di Lazza, e ho gettato i versi che leggerete tra poco. Io scrivo gialli, non sono un poeta; ho però provato ad attenermi al tono e alla metrica della canzone originale, al suo ritmo, alle sue note musicali e linguistiche. Ci ho provato, da amante inguaribile dei testi quale sono. Ci ho provato. Mi perdonino Lazza e i suoi fan. Ho fatto del mio meglio, per buttare giù questa versione. La ‘versione di lei’.
‘Ti ho cercato ancora’ (o ‘100 messaggi, versione di lei’)
Cosa dovrei cominciare?
Da che cosa si comincia, quando il mondo intero l’hai visto crollare?
Se lo avessi detto che avremmo rimpianto tutto, perfino un abbraccio!
‘Sto silenzio è già abbastanza crudele pure per me che taccio;
Non vedi? Sono uno straccio.
Mille volte, ancora mille ho adorato ogni tuo sgraziato difetto.
Mi perdevo e ritrovavo piangendo da sola dentro al nostro letto.
Non ero abbastanza d’aiutarti né per farti naufragare,
ché il mare in tempesta può ammazzare o rinsaldare, ma lasciamo stare.
Dimmi invece, che facevi tu? Ti nascondevi, ma io ero là;
ora è tutta colpa mia, ma la colpa è mia — lo sai — a metà.
Mentivo, ma ogni azione dà una reazione: l’input chi lo dà?
Doveva andare così, ma dire così, sai, è maturità.
Se vuoi farlo, fallo pure: di’ che sono disonesta.
Mentire ti fa star meglio; e la mia versione chi l’ha mai chiesta?
Certo, datti pure al fumo, se la tua reazione è questa;
non ti devo custodire: tu non sei Vulcano, io non sono Vesta.
Certo, ti ho cercato ancora; questo non voglio negarlo.
Se ami ora come allora, un amore puoi cercarlo.
Scusa se ti ho scosso il cuore, ma ora ho un dubbio micidiale:
te lo sei mai chiesto perché un mio messaggio ti fa ancora tanto male?
Certo, me ne sono accorta: abbiamo sprecato i giorni;
ciò che non hai concepito: difendevo i nostri sogni.
Non ti dico ‘cambierò’, perché mai lo dovrei fare?
Se non era rose e fiori è perché ero vera, non so recitare.
Dimmi se ci hai mai pensato:
credi mi facesse bene vivere le scene del tuo ufficio stampa?
‘Lazza non è solo’, sì, ma eravamo soli nella stessa stanza.
Non è amore se ti chiede il sangue; l’amore il sangue lo offre;
l’amore non fa soffrire, ma in silenzio con dolore soffre.
Non so come vivi ora, spero che con lei abbia trovato pace;
io sempre di fretta, se mi fermo sento il vuoto qui dentro al torace.
Mi sembra di sragionare:
non riempio con chiunque i vuoti che solo tu puoi colmare.
Mi volevi, ti volevo, ma non siamo stati abbastanza forti.
Complicarsi l’esistenza ci dà la certezza che non siamo morti.
Vedo, sei in televisione: ora ti posso guardare;
io cammino davanti allo specchio ma ti giuro che non mi vedo passare.
Certo, ti ho cercato ancora; questo non voglio negarlo.
Se ami ora come allora, un amore puoi cercarlo.
Scusa se ti ho scosso il cuore, ma ora ho un dubbio micidiale:
te lo sei mai chiesto perché un mio messaggio ti fa ancora tanto male?
Certo, me ne sono accorta: abbiamo sprecato i giorni;
ciò che non hai concepito: difendevo i nostri sogni.
Non ti dico ‘cambierò’, perché mai lo dovrei fare?
Se non era rose e fiori è perché ero vera, non so recitare.
– Salvatore Conaci