Laudomia Bonanni: la scrittrice incontrata per caso

Articolo di Rosanna Pontoriero. In copertina una foto di Laudomia Bonanni
Tutti l’hanno sempre incontrata per caso, sembra essere stato il suo destino letterario: in una biblioteca, in una libreria, ad un mercatino è venuto fuori un nome curioso, originale, vibrante e da lì è incominciata una storia di ricerca, domande, misteri. Ebbene sì: la vita di Laudomia Bonanni è contornata da una serie di enigmi, da una sequela di interminabili “perché”. Questo la rende un personaggio da inseguire, investigare, vagliare, perché solitario e forastico. Chi vi scrive ha letto per la prima volta questo nome in una libreria indipendente, una sera di metà novembre: spiccava tra gli scaffali un saggio, edito da Rubbettino, dal colore vivace e a fiuto c’era dentro qualcuna che meritava di essere avvicinata: “Nessuno ha figli” di Daniela Pietragalla, studiosa, dottore di ricerca in Italianistica. Ricordo di aver visto in copertina un volto assolutamente arcano e spigoloso e di averlo fissato per qualche secondo.
“Era il 1997 quando, per la prima volta, – il saggio di Daniela Pietragalla inizia così – mi imbattevo nel nome, a me completamente sconosciuto, di Laudomia Bonanni Caione. Serbo il ricordo del preciso instante: in una delle sale studio della Biblioteca Normale di Pisa (…) sfogliavo vari tomi di storia della letteratura italiana appuntandomi con curiosità quel nome”. Laudomia affiora così: quasi sia lei direttamente a scegliersi i lettori. E scoperta analoga ha fatto Giulia Caminito, scrittrice, editor, studiosa, come racconta in “Amatissime”, edito da Giulio Perrone Editore: “Ho sempre venti anni e ho davanti le librerie a pettine, (…) ho preso in mano un quaderno e ho iniziato dalla lettera A per trascrivere tutti i nomi di scrittrici italiane che trovo (…) La colpa è di una donna di cui mi sono innamorata, di nome fa Laudomia. Il suo primo libro che ho letto aveva la sovracoperta trasparente e la scorza dura, verde, da tartaruga, il titolo era L’adultera uscito per Bompiani nel 1964, era capitato tra le mie mani per caso”.
Di Laudomia si sente parlare molto poco, nonostante l’eccezionalità della sua scrittura, il linguaggio stringente, impavido, le intessiture, sino a “La Rappresaglia”: opera sconvolgente, dissacrante, unica, eppure rifiutata. “Non ne avevo sentito a scuola, – scrive ancora Giulia Caminito – non ne avevo letto sui libri, non ne avevano mai parlato in università. E allora m’ero incaponita, ma chi sarà mai questa Laudomia, una dal nome strano, indimenticabile”. Il giallo di Laudomia: le sue nevrosi, la dialettica complicata con il mondo, le zone d’ombra, il modo con cui approccia nelle opere alla maternità, tutti elementi di grandissimo interesse, di fascino prepotente, mai del tutto risolti né sviscerati. “Non è madre Laudomia, – passaggio preziosissimo del saggio di Daniela Pietragalla – eppure riesce a raccontare come poche lo sconquasso della maternità, l’ambivalenza del legame con i figli, gli aspetti fagocitanti e invasivi dell’allattamento”.
Una visuale che viene definita “ginecocentrica”. E guardate come si coglie bene in questo estratto de “La Rappresaglia”, il romanzo della Resistenza rovesciata, così potente e profetico, a parlare è la protagonista: “Sono preparata. È tutto pronto. Persino le pezzuoline da riempire di zucchero. Gliele farete succhiare per strada. Vi darò anche del mio latte, l’ultima spremuta. Lo saprò in tempo?”. Una specie di forza antica e primordiale, capace di creare e distruggere, di dare vita o morte. Non possiamo indugiare su La Rossa, prigioniera incinta e protagonista de “La Rappresaglia”, ma vale la pena di citare per l’ultima volta Giulia Caminito, per renderci conto di quanto sia stata poderosa Laudomia con i suoi figli di carta: “La Rossa esprime una fede che va al di là di quella della Resistenza ma diventa veggente e proiettata verso il futuro”. Leggendo La Rappresaglia si resta con il desiderio di conoscere la sorte di quella bambina, venuta al mondo in un modo così poco convenzionale, quasi bestiale. E anche di rivedere il volto ermetico e impenetrabile di Laudomia Bonanni.