La volontà. Schopenhauer e ciò che sa di eternità
Articolo di Martino Ciano
Tra la volontà, ossia la cosa in sé, e la rappresentazione, ossia il fenomeno, vi è un punto di congiunzione: l’uomo. Ed è proprio lui la perfetta manifestazione di questa forza che sta sopra il tempo, nella libertà, in quanto voce della necessità. E se essa è sempre vita, allora non è morte e la morte è solo la paura dell’uomo di perdere la sua individualità, la padronanza del suo esserci.
Fuori dal tempo è la volontà, giacché solo il presente è la sua casa, la sua residenza; passato e futuro sono astratti, irriconoscibili, trasformabili. E allora il tempo può essere rappresentato come un fiume che scorre, nel mezzo del quale sta una roccia (il presente dell’uomo) e nulla davvero si muove, ma forse tutto lentamente si percepisce, si manifesta. Ma c’è un altro aspetto della volontà, ch’essa si unisce in quell’intima autocoscienza che alberga in noi e profondamente ci forma, ci plasma. Noi siamo la nostra volontà sempre, noi vogliamo essere ciò che la nostra volontà ci ispira. Quando ci pentiamo delle nostre azioni, non cambiamo il nostro volere, semplicemente conosciamo qualcosa in più e cambiamo strada e modo per raggiungere ciò che la volontà ci suggerisce.
Ma in tutto questo cos’è il libero arbitrio? Nulla! Esso non esiste. L’uomo crede d’essere libero, ma non si rende conto di essere figlio della necessità, ossia di quel concatenarsi di fatti, movimenti, sensazioni, cause ed effetti già inscritte nel cielo della vita. Ed è questo un discorso logico, perché se siamo figli della volontà, allora essa ci guida e nel necessario andamento delle cose si tuffa.
Caratterialmente, ciò ch’io voglio, è ciò che non è per forza attuabile oggi, ma che apparirà. Tutto quello ch’io voglio essere è ciò che intimamente è palese fin dal primo vagito. Da questa predestinazione, che segue complicatissimi itinerari, irrintracciabili cause che hanno dato seguito a diversi e disparati effetti, l’uomo prova a fuggire, perché in essa non crede, tant’è che si aggrappa all’idea di un libero arbitrio, di una scelta che è stata solo suggerita dalla volontà.
Così la volontà non è né buona né cattiva; semplicemente è. Incede, determina, trasforma, distrugge, crea… è la vita e la passione. Come il vento ci travolge, come esso ci schiaffeggia e ci accarezza. Ora è il tutto della volontà che cieca si aggira, ma che visibilmente mai ci abbandona.