La veglia a Benicarlò. Manuel Azana e le rettifiche della storia

La veglia a Benicarlò. Manuel Azana e le rettifiche della storia

Recensione di Geraldine Meyer

Chi era Manuel Azana, autore del bellissimo La veglia a Benicarlò? Due volte capo del governo spagnolo e due volte Presidente della Repubblica, per pochi mesi nel 1931 e, successivamente, dal maggio del 1936 all’aprile del 1939. Fondatore con Josè Ortega y Gasset della Liga de Educaciòn Politica. Uomo e politico che assunse posizioni molto critiche contro la dittatura di Miguel Primo de Rivera fu, nel 1935 tra i promotori della nascita di un Fronte Popolare. La sua nomina a Presidente della Repubblica avvenne a soli due mesi dall’inizio della guerra civile e arrivò fino al 1939 quando l’esperienza politica si concluse con l’avvento del regime fascista di Francisco Franco. Ma questi dati biografici raccontano solo in parte la sua figura.

Scrive Sciascia nella prefazione a La veglia di Benicarlò: “Manuel Azana resta, appunto, un desconocido; e soprattutto quando, nel quadro degli avvenimenti di cui è stato tragico protagonista, entra nel discorso degli storici di mestiere; in quel discorso la cui forma apparentemente distaccata, oggettiva, nasconde, di fronte a un avvenimento quale la guerra civile che trent’anni fa insanguinava la Spagna, più grave faziosità e malafede che i racconti delle cronache i commenti della pubblicistica di allora.”

Ciò che è certo è che questo libro ci regala la visione di un uomo, che fu anche romanziere e saggista, capace di attraversare e restituire la complessità di un momento storico, sociale e politico. Uno sguardo di ampio e lungo respiro non appiattito sul contingente, capace di quella osmosi continua tra particolare e universale. Uno sguardo amaro, disincantato e lucido di chi mette (e si mette) in discussione evitando le sterili cadute nell’ancor più sterile manicheismo. Basterebbe questo per comprendere come la lettura di questo libro sia, oggi più che mai, non solo imprescindibile ma, forse, inevitabile. Pur non volendo perdere di vista il contesto in cui fu scritto, è indubbio che risuoni come ciò che dovrebbe imporsi come percorso di analisi.

Giustamente, ancora Sciascia, di questo libro pubblicato a Buenos Aires nel ’39, scrisse:”[…] questo dialogo sulla guerra di Spagna idealmente apre l ricca sequenza delle opere letterarie suscitate da quell’avvenimento e resta come il documento più alto dello stato d’animo di colui che ne è stato il massimo protagonista: all’apice dello stato, a rappresentarne la legalità, il diritto; e con una forza morale e intellettuale unica più che rara.”

Un ex deputato, un medico, due ufficiali e una attrice partono da Barcellona diretti a Valencia mentre infuria la guerra civile. Si fermeranno, per la notte, a Benicarlò, in un albergo che già ospita un ex ministro, uno scrittore, un propagandista, un dirigente socialista e un avvocato. E comincerà una veglia. Una veglia fatta di confronti su temi altissimi, filosofici, esistenziali, politici, storici. Un confronto corale, duro a tratti e lucidissimo, quasi imposto da ciò che sta avvenendo, e che sta letteralmente dilaniando il paese. Sono pagine di altissima letteratura civile, di drammatica consapevolezza, di domande, quasi “un gioco di specchi” come lo definisce Sciascia, in cui Azana sembra riportarci sì le voci dei vari personaggi ma facendoci entrare in quelle che sono considerazioni ben più ampie, quasi frutto di palinsesti dalle radici ben più profonde di quel preciso momento.  

Lo scrive lo stesso Azana nella premessa: “Esposi raggruppate, in forma polemica, alcune opinioni molto dibattute durante la guerra spagnola, ed altre che è difficile sentire nel fragore della battaglia, ma reali e con profonde radici.” Fino al tragico epilogo che vedrà la veglia interrotta dagli aerei che bombardano l’hotel. Un’immagine fortissima che, è sempre Sciascia a scrivere: “[…] il bombardamento che mette fine alla veglia assurge a segno di distruzione della ragione.”

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