La punteggiatura non è il mio forte. Federico Lotito e “l’arte del disordine”

La punteggiatura non è il mio forte. Federico Lotito e “l’arte del disordine”

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “La punteggiatura non è il mio forte” di Federico Lotito, Secop edizioni, 2022

L’incontro nella realtà o nel ricordo; il compimento di una promessa fatta anni addietro; la quotidianità come luogo indeterminato, che non si attraversa serenamente quando il passato torna a bussare alla nostra porta.

Federico Lotito ci mette davanti questi racconti, ci dona pezzi di intimità cesellati con piglio minimalista. Una scrittura lineare, che narra l’essenziale, si propaga in noi e ci chiede di non correre, di non porre limiti, di non pretendere troppi particolari. Una vita d’altronde è ripetizione di un copione, è abitudine all’alternanza delle stagioni del cuore.

Restano sempre delle domande senza risposta: chi siamo e cosa vogliamo fare di noi stessi? Siamo ignari disturbatori dell’esistenza o ricercatori di un’identità nel continuum della vita?

È la vita di tutti i giorni quella che Lotito ci descrive; i suoi personaggi si vestono di temporalità, di un divenire lungo il quale forma e carattere mutano, sostenendosi a vicenda nell’esperienza, sporcandosi con i compromessi. Dice bene Federico, la punteggiatura non è il suo forte. Lui non ama l’ordine degli eventi, la causalità. Non omette gli accadimenti, ma non vede neanche così necessario incolonnare le esperienze e tirare le somme della vita. Eppure, molti lo fanno, forse sbagliando. D’altronde, cos’è la saggezza? Cos’è la memoria? Non è forse vero che ci sono persone che danno una seconda possibilità anche ai propri sbagli?

Sappiamo bene che la punteggiatura serve per dare ordine, ritmo e chiarezza a un testo; serve per scandire bene una frase, per darle un tono. Ma la vita, quale punteggiatura ha a sua disposizione? Forse quella della letteratura, la quale ha la possibilità di renderla un po’ più chiara; ma forse anche questo è vero fino a un certo punto, come dimostrano questi racconti.

Racconti, come abbiamo detto, che fotografano una quotidianità complessa, che nel bene o nel male si presta sempre a fantasiose interpretazioni.

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