La novità (Terza parte)

Racconto di Gennaro Lento

Nonostante l’ora grave e fatale, appena terminato il desinare il pastore Pino cedette a quel vinello traditore e si addormentò pesantemente e con la bocca aperta. Subito prese a sognare di splendide alienesse che lo circondavano con le loro morbide spire e lo portavano dietro ai cespugli per esperimenti inenarrabili, mentre il mago Strano lo guardava sorridente con il suo pizzetto nero, scuotendo il gran testone in segno di approvazione. E proprio quando stava per avere il suo primo incontro ravvicinato del terzo tipo, sentì il vocione squillante di zia Finuzza che cercava di strapparlo alle creature extraterrestri con minacce e improperi, mentre sullo sfondo del sogno gli amici del bar ridevano con i denti di fuori. Neanche nelle mie fantasie mi lasci in pace, vecchia megera.

– Svegliati, svegliati su, – gli diceva la voce, mentre una mano gli scrollava bruscamente la spalla.

Ancora impastoiato tra i lacci del suo metabolismo interno, il pastore fece fatica a raccapezzarsi, come quando la mattina presto la zia lo strappava al sonno senza tanti riguardi.

– Mò arrivo, zia, dammi cinque minuti, – biascicò inebetito.
– Ma senti a questo! Quali cinque minuti? E svegliati! Possibile che dormi pure in un momento del genere? – la voce si era fatta aggressiva.

Il pastore Pino si svegliò di colpo e vide su di lui gli occhi tondi del capo dei Vigili Petrasso e di altri cinque o sei paesani. All’improvviso si ricordò dell’astronave e scattò sulle proprie gambe come fulminato. Dentro di sé prese a maledirsi furiosamente per aver ceduto alle sue debolezze, invece di restare sveglio e all’erta a custodire la scoperta. Li conosceva quelli, sempre pronti a fregarti se non stavi attento. Non voleva che si accaparrassero gli onori dell’avvistamento, era stato lui a vederli per primo, erano atterrati nel suo terreno in mezzo alle sue pecore. I marziani erano suoi.

– Avete visto? Avete visto la novità? – strepitava impettito come un galletto in mezzo all’aia, – gli alieni!
– Certo che li abbiamo visti, non siamo mica ciechi, – rispose Petrasso.
– O addormentati, – aggiunse uno dei presenti, provocando le risatine degli altri.
– Stai tranquillo, Pinù, – disse Petrasso mettendo una mano sulla spalla del pastore e leggendogli nei pensieri, – lo sappiamo che li hai visti tu per primo, non ti preoccupare. – A sentire queste rassicurazioni il poverino abbandonò l’atteggiamento guerresco afflosciandosi come un soufflé tenuto troppo in forno.
– Avete chiamato i carabinieri? – disse mentre si ripuliva gli abiti da fili d’erba e briciole di pane.
– Eh, è una parola, – il capo dei Vigili alzò gli occhi al cielo mentre con la punta del piede disegnava un semicerchio nel terreno.
– Perché?
– Stamattina non funziona niente, Pinù, – allargò le braccia sconsolato, – telefoni, radio, televisione. Tutto muto. Pure le macchine non partono, ce la siamo dovuti fare a piedi dal paese fino a qui. Deve essere questo coso che provoca interferenza, – disse indicando l’astronave.
– E mò? – fece il pastore con tanto d’occhi.
– E mò niente, ho mandato un paio di persone ad avvertire il sindaco e gli assessori e ho incaricato Rafelone di sequestrare una bicicletta e correre in città a chiamare i Carabinieri. Speriamo che gli credano, ho i miei dubbi. Forse dovevo andare io.

Il pastore riprese a grattarsi il capo nel suo consueto gesto di riflessione.

– E le televisioni, le avete avvertite le televisioni? – esclamò con tono improvvisamente allarmato.
– Le televisioni? Questo pensa alle televisioni! Pinù, ma l’ha capita che non funziona più nulla in paese? Come le avvertivo le televisioni? Quando arrivano i Carabinieri ci penseranno loro alle cose da fare.
– Ma tu non capisci, questa è un’occasione unica per tutti noi! – disse prendendo il braccio di Petrasso e scuotendolo energicamente. – Appena si diffonderà la notizia lo sai quanta gente vorrà venire a vedere questa novità? Da tutto il mondo verrano! Questa cosa ci cambierà la vita!
– Stai calmo Pinù, è capace pure che arriva l’esercito e sequestra baracca e burattini e tanti saluti alla novità. Queste cose non si sa mai come vanno.
– Ho letto in una rivista, – s’intromise uno degli uomini, – che questi alieni atterrano un po’ dappertutto e che i governi ce lo tengono nascosto perché dicono che non siamo pronti.
– Ma quando mai hai letto una rivista tu? A parte Le Ore, e quella mica si legge, – lo apostrofò sghignazzando un altro.
– Che poi non capisco perché vengono ad atterrare propria qua, – fece un terzo allargando il braccio a comprendere il panorama, – in mezzo a questa terra ignorante.
– Forse gli si è rotta l’astronave e sono stati costretti a un atterraggio di emergenza.
– Si, mò i marziani se ne vanno in giro per lo spazio con una macchina scassata come la tua 127, – lo rimbrottò il pastore Pino, – si vede che gli piaceva questo posto, che ne sai tu. Che ci manca qui? Non ci manca niente.
– Si, come no? Un paradiso in terra, – fece sarcastico il capo dei Vigili. –Piuttosto, dimmi come sono andati i fatti, Pinù. Che cosa hai visto?
– Ero seduto qui a farmi i fatti miei, – disse il pastore aggrottando le sopracciglia, – quando questa cosa è arrivata senza neanche fare rumore e Plof, si è piazzata in mezzo alle pecore e poi basta, non si è più mossa.
– Niente, neanche un rumore, una luce?
– Niente di niente, te lo posso giurare, – fece il pastore portandosi due dita all’altezza delle labbra, – l’ho tenuta d’occhio per tutto il tempo.
– Si, pure quando dormivi, – incalzò caustico uno degli uomini, – è capace che mentre russavi questi sono usciti e ti hanno ballato il tip tap davanti e tu neanche te ne sei accorto.
– Pinù, non è che ti hanno messo qualche sonda dentro e mò siete fidanzati? – presero a canzonarlo.
– Tanti auguri e figli maschi!
– Vafangulu!

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